LA MEGGHIU MEDICINA / Nuovo video per i Sud Sound System sui poteri curativi della danza

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I Sud Sound System ci regalano oggi per la festa della Liberazione un nuovo videoclip online su Youtube. La canzone è “La megghiu medicina” estratta sempre dall’ultimo album della band “Sta tornu” ed ha proprio lo scopo di invitare la collettività a liberare il corpo. I tre veterani del reggae si trasformano in professori universitari ed in esperti chimici da laboratorio. Il videoclip, la cui regia è stata affidata a Be Hashtag, team composto da giovani professionisti salentini, è stato girato in Salento e soprattutto tra i banchi dell’Università di Lecce. Nandu Popu, Don Rico e Terron Fabio vogliono far comprendere attraverso le parole della canzone l’importanza della danza sul fisico e sullo spirito. Come dicevano gli antichi romani “Mens sana in corpore sano”. Non a caso nel video si susseguono scene in cui i Sud Sound System preparano in laboratorio dei composti che hanno l’effetto di far ballare chi ne entra a contatto. La danza è come una medicina con veri e propri poteri taumaturgici. Addirittura con la note musicali possiamo eliminare tutti i pensieri e sudarli via a ritmo per qualche ora: “Tutti li guai moi de quai se n’hannu scire, li squagghia lu sudure sempi insieme a nui”.

Quindi i noti reggae singers spingono i giovani a muoversi, a rendere festa tutto quello che li circonda e a “zumpare” al levarsi delle melodie che propongono. La funzione curativa della musica è il messaggio forte e chiaro di questa tune. Come le antiche tarantate ballavano per dimenticare gli abusi subiti, così anche nella generazione odierna degli smartphone e dei social networks è necessario praticare la disciplina danzereccia per non alienarsi completamente nella grigia routine quotidiana.

E’ la giusta terapia per i mali odierni. La danza è ciò che trasforma dolori e delusioni in energia positiva ed in linfa vitale per rigenerarsi. E’ un rimedio naturale per curare lo spirito. Così i Nostri nelle vesti di dottori in questo video spettacolare e divertente non fanno che spostarsi tra i ragazzi più avviliti per infonderli cure a base di possenti dosi di musica attraverso l’ausilio di una grande cuffia. “Na ricetta mutu antica ede sempre nu rimediu ca te iuta, se la provi picca picca poi lu fuecu sai te zicca…” I Sud Sound System, che compiono proprio nel 2016 i loro 25 anni di attività, hanno donato ai loro supporters un altro brano coerente con i propri insegnamenti: ballare per divertirsi, sentirsi uniti, fare aggregazione, esprimere le proprie emozioni e sudare via le negatività della giornata o dell’intera settimana. Ma ballare anche e soprattutto perché la danza fa parte della nostra storia ed esiste già nelle più antiche leggende. Il videoclip termina con Nandu Popu che fa lezione proprio sulla nascita mitologica della disciplina. Racconta il mito delle ninfe e dei pastorelli, i quali non essendo bravi a muoversi erano stati trasformati per punizione in bellissimi arbusti di ulivo. Questi ultimi avevano permesso alle popolazioni antiche di non essere più nomadi ma di diventare stanziali riposandosi sotto le foglie di questi grandi alberi e di nutrendosi dei frutti degli stessi. La danza è un rito di transizione.

Eugenia Conti

INTERVIEW WITH NANDU POPU / "Sta tornu sarà il nono album dei Sud Sound System"

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“SSSta tornu”: dove le tre esse che stanno tornando rappresentano quel trio salentino che da venti anni fa “presciare” la capu, lu core e lu corpu di moltissimi “vagnoni” e “piccinne” a colpi di raggamuffin dai messaggi forti. I Sud Sound System sono tornati. Il tanto atteso nono cd ufficiale: “Sta tornu”, composto da 19 tracce dallo stile dancehall con contaminazioni hip hop, dubstep, funk, rhythm & blues e che vanta addirittura collaborazioni con Capleton, nome mondiale della musica reggae, e con i nuovi talenti di Kingston Dr Evil e Alozade, uscirà il prossimo 10 giugno nei migliori negozi di dischi e negli store digitali.

Oltre a regalare gioia e puro divertimento durante le dancehall, fenomeno importato dalla cultura musicale jamaicana, ovvero quando “ne sciamu a ballare” senza freni i freschi ritmi reggaeggianti, possibilmente “annanzi al mare”, ci hanno insegnato tante cose. Ad esempio come sia essenziale il legame con la natura e che “ne basta lu sule” o avere come doni “lu jentu” e “lu mare” per essere felici.

Ci hanno fatto riscoprire le “radici ca tenimu” come presupposto per rispettare anche “quiddhre de li Paisi luntani”, per dare più valore alla nostra cultura.

Ci hanno incitato a difendere la nostra terra da ogni male: “Questa è casa mia, terra mia, lu Salentu no, nuh se tocca” e ad analizzare, criticare, combattere il sistema.

“Maledetti politici e corrotti che avvelenano la terra mia”: Don Rico, Terron Fabio e Nandu Popu sono sempre scesi in campo in prima persona perché quei Sound System anti-system, che hanno il Sud nel cuore e nel loro nome d’arte, ritengono che sia questa la vera “mission” di un’artista.

Non a caso li abbiamo visti abbracciare tante battaglie: da quella di Brindisi, insieme ai “No al Carbone” contro l’Enel, a quella di Taranto, insieme al “Comitato dei Lavoratori Liberi e Pensanti” e ai ragazzi di “Ammazza che Piazza” contro l’Ilva e per la riqualificazione della città. Hanno affiancato i GreenPeace e i NoTap e soprattutto hanno denunciato. Nandu Popu poi col suo libro “Salento fuoco e fumo” ha girato le scuole, le librerie, le piazze per svelare a tutti gli sporchi affari delle ecomafie, per spiegare come sia necessario lottare per il Sud e non limitarsi ad emigrare.

 

Del resto i loro live sono diventati momenti di rivendicazione e verità: per la liberazione del Meridione, per il superamento delle differenze tra le due Italie, per la bonifica dei territori inquinati, da Taranto alla Terra dei Fuochi. Oggi gli ambasciatori del reggae made in Salento sono pronti per far conoscere a tutti il nuovo progetto discografico, “Sta tornu”. Ne parliamo in anteprima per voi con Nandu Popu.

Nandu, perché “Sta tornu”?

“Sta tornu” perché stanno tornando i Sud con un nuovo disco dopo quattro anni, ma soprattutto perché sta tornando il Sud e la sua coscienza di popolo. Secondo noi il capitalismo occidentale dell’area Nord del mondo, compreso quello del Settentrione d’Italia, sta fallendo. Perché questo avvenga del tutto bisogna riprendere abitudini e tradizioni proprie della nostra terra: ad esempio riappropriarci delle campagne abbandonate. Questo non significa che dobbiamo impugnare di nuovo tutti le zappe perché ormai i tempi sono cambiati, abbiamo mezzi per aiutarci come i computer, le tecnologie, i trattori, ma semplicemente che dobbiamo riprenderci quei terreni ed applicare la scienza. Per farlo è necessario prima la bonifica totale del territorio visto come è stato ridotto. Quindi, “Sta tornu”: più che un ritorno alle origini, la continuazione di un lungo percorso.

I temi sono soprattutto quelli dell’impegno o non solo, Nandu? Il vostro target di riferimento restano soprattutto i giovani?

Premesso che il nostro percorso è sempre lo stesso di venti, dieci o quattro anni fa e “ne basta lu sule”, oggi come ieri, ai giovani vogliamo dire di costruirsi un mondo nuovo. Non è affatto vero che i ragazzi non hanno futuro come vogliono far credere le istituzioni. Anzi dalla crisi nasceranno occasioni migliori di quelle che abbiamo avuto fino ad oggi. C’è più consapevolezza in questo momento storico. Ad esempio dopo l’esperienza dell’Ilva di certo non manderemo più i nostri figli a morire la dentro ossessionati dal posto fisso, ne’ ci schiavizzeremo ancora per il politico o l’imprenditore. C’è aria di cambiamento che bisogna incentivare. I ragazzi sono la vera speranza su cui puntare, a cui lasciare carta bianca perché sicuramente svolgeranno un ottimo lavoro. Basti pensare ai ragazzi di “Ammazza che piazza” di Taranto che hanno creato una vera e propria avanguardia culturale consistente nel rivestire la propria città di bellezza. E così hanno bruciato l’Ilva, i Riva, i sindacati, il sindaco, il primo ministro. Hanno bruciato tutti come se li avessero infilati dritti nell’altoforno di quella fabbrica della morte! Dobbiamo emularli, creare intorno a questo modello una nuova società dove i cittadini si occupano attivamente di ogni problematica e di far valere i propri diritti, senza aspettare ed illudersi con le promesse del politico di turno. Occorre scendere in piazza per “pulirla” o presidiarla con la presenza umana e fisica, non soltanto con le parole. E noi Sud Sound System sorreggiamo con ogni mezzo questa mentalità.

Cosa ci anticipate sui brani di “Sta tornu”? Quale è la vera essenza del vostro nono disco?

Non ci dimentichiamo che siamo nipoti dei tarantati. Per noi l’essenza del disco sta nel supportare le istanze in cui crediamo attraverso la musica che è ”La megghiu medicina”, la risposta ad ogni male. Di certo la sua funzione non è quella di crescere degli “stronzetti” che andranno a partecipare a ridicoli talent show in televisione. Le tematiche del disco sono sempre in perfetto stile Sud Sound System: dalla società, all’ambiente, alla rabbia dei giovani che vogliono un lavoro, presenti in brani come “Roja”, un inno d’amore in spagnolo per la nostra Terra venduta a bassissimo prezzo e “Nazione strana”, una critica verso l’Italia che cela atti mafiosi, imbrogli e che accentua sempre più le disparità fra Nord e Sud.

Fumo nell’anima, uno dei brani del disco, si riferisce all’Ilva?

Non solo. In “Fumo Nell’Anima” col fumo non si intende soltanto quello di fabbriche killer come l’Ilva di Taranto, ma anche il fumo delle falsità propinateci quotidianamente e che annebbiano la mente in modo da impedirci di conoscere la verità.

Come difendersi da tutto questo?

Con l’amore, la gioia e la voglia di ripartire. Non a caso la maggior parte dei brani sono con accordi in maggiore, quasi a rappresentare la colonna sonora di chi si sente positivo e vuole avere un ruolo attivo. Su questa lunghezza d’onda nascono ad esempio “Do parole”, tipica ballata d’amore anni ’60 o la title-track, che racconta di una band che torna in scena cercando di portare al mondo le esperienze della sua gente. L’album, impreziosito dalle musiche della Bag a Riddim Band e dalla tromba di Cesare Dell’Anna, è per la maggior parte cantato in dialetto perché come sempre il salentino costituisce la nostra fortuna e la nostra spada. Non mancano però esperimenti in lingua straniera. Per il resto vi aspettiamo il 10 giugno!

Eugenia Conti