I Moderup (Enzo Still classe ’95 & Gino Leson classe ’98) sono un duo rap provenienti dalla periferia di Napoli. Appassionati di musica fin da bambini, i due amici crescono insieme a Miano (Quartiere dell’area nord di Napoli) e si avvicinano al genere Hip Hop nella prima adolescenza. Iniziano a scrivere i primi testi e a partecipare alle prime Battle ma solo nel 2012 fanno esce il loro primo progetto “Contro Noi Mixtape” contenente 5 tracce. Nello stesso anno “InColore Communication” decide di curarli artisticamente sotto la supervisione di Gianluigi Sorrentino. Nel 2013 esce in free download il secondo progetto “Siamo Qui EP”. Il 14 Marzo 2014 partecipano e vincono allo Zoobar di Roma il premio come “Miglior gruppo” al Contest “One Shot Game” organizzato dall’Honiro Label che conta oltre 80 gruppi iscritti da tutta Italia. Il premio li porta dritti all’uscita il 18 Giugno 2014 del terzo progetto “Paradigma” in free download su Honiro.it contenente 11 tracce, prodotto e curato da InColore Communication con 3 singoli/video estratti “Questo è quanto” – “Per sentirmi vivo feat. El Koyote” e “Hate”. Vincono il premio a Casapozzano (Caserta) come miglior gruppo per la professionalità e l’impegno e il premio a Chiaiano (Napoli) come miglior gruppo per la migliore esibizione consegnato dal Comune di Napoli. Il 20 Luglio 2015 annunciano che sono a lavoro per il quarto album pubblicando su Youtube il primo singolo/video estratto “Nuje”. Il 2 Dicembre 2015 debuttano anche al cinema nel film “All Night Long” con protagonisti i rapper Nto e Clementino e che vanta la regia del loro stesso regista Gianluigi Sorrentino. Proprio in collaborazione con Ntò è uscito ieri il videoclip di “Nun ‘o vire”. Il feeling tra gli artisti di Miano ed il big di Marianella si avverte nel brano. Lo stesso Ntò aveva dichiarato ai nostri microfoni che i due rapper sono promettenti e che hanno la giusta mentalità per far parte della sua area di riferimento Stirpe Nove. La produzione è affidata ad Nta e la regia ovviamente al bravissimo Gianluigi Sorrentino che ci ha regalato delle straordinarie riprese aeree sulla periferia Nord di Napoli. Il quartiere e le sue problematiche sono al centro del testo del nuovo singolo dei Moderup riprendendo un po’ la scuola di pensiero e lo stile dei Co Sang. Di certo il generale Nto da il suo tocco di classe nel videoclip. Buona visione !
Il Newroz Festival è stato creato lo scorso anno dai ragazzi partenopei del collettivo di Insurgentia. Una rassegna a cavallo tra ottima musica e interessanti dibattiti con tematiche relative all’ambiente, alla resistenza e all’accoglienza dei migranti. L’evento è stato dedicato interamente a Kobane e al popolo curdo che combatte sul territorio per mantenere la propria auto-determinazione. Ormai è praticamente avvenuto il gemellaggio tra i curdi e i napoletani proprio grazie alla rappresentanza di compagni che si è addirittura recata sul posto, a Nord della Siria, per offrire solidarietà ed aiuto ai resistenti. Nella prima edizione 2015 sul palco dell’area Sound Garden della Mostra d’Oltremare (Napoli) si sono susseguiti importanti artisti come Jovine, Mama Marjas, James Senese e niente poco di meno che Sir David Rodigan, il selecta londinese che infuoca le dancehall di tutto il Mondo.
La seconda edizione 2016 si terrà a giugno e la line-up artistica sta per essere definita del tutto. Al momento i nomi già confermati sono i 99 Posse e i Subsonica che quest’anno si esibiranno nella suggestiva location delle Terme di Agnano. Gli altri cantanti presenti li conosceremo a breve.
L’organizzazione si è però premurata durante l’anno trascorso di fare delle date extra in attesa della tappa estiva ufficiale denominate “Newroz Off”. Lo scorso 19 marzo nello scenario di Mezzocannone Occupato protagonisti della data del “Newroz Off” dedicata all’hip-hop sono stati i Sangue Mostro, veri veterani del genere costituenti la sintesi di formazioni storiche come 99 Posse, 13 Bastardi e Tck Clan, che hanno conquistato il pubblico col loro live concert insieme ad Ntò, ex leader dei Co-Sang e massimo rappresentante di quella che è stata definita la “Golden Age napoletana”. Il generale Ntò ha concluso il suo show cantando “Int o rion”, pezzo considerato una vera pietra miliare del rap campano. Al suono di “Int o Rion” allora tutti i rapper presenti nel back-stage sono saliti sul palco per improvvisare una strofa su quella celebre base creando così una mega jam session. Si sono alternati i big della Old e New School ai ragazzi più emergenti ed underground. Da Ekspo a Speaker Cenzou, da Ale Zin a Oyoshe, da Pepp-oh a Maik Brain, dai giovanissimi rapper dei collettivi di Shotgun Studio ai Moderup. Il risultato, come potrete constatare in video, è stato dei più belli !
Da tantissimi anni sulla scena hip hop nazionale il rapper Ntò (Antonio Riccardi) ha cominciato ad emergere più di 15 anni fa partendo dal basso, precisamente dal suo quartiere d’appartenenza nell’area Nord di Napoli: Marianella e in cui attualmente vive. “Int o rione” ci è rimasto sempre e comunque, nonostante la fama. Quando non c’era ancora il fenomeno virale del web e dei social networks per farsi conoscere era fondamentale partecipare alle varie jam session che raramente organizzavano sul territorio. Per il resto il rap si faceva “miez a via”. Guardando la realtà grigia e le crude scene quotidiane della periferia nascevano poesie di strada in versi fino a diventare col suo amico e collega di quartiere Luche un manifesto del genere a Napoli: i CoSang. Lo scioglimento del famoso duo ha causato le lacrime di tantissimi fans che ancora adesso sperano senza arrendersi in un riavvicinamento e in un ritorno di scena.
(CoSang a Marianella)
Pionieri di quello che è stato definito il gangsta rap partenopeo, i CoSang avevano il merito soprattutto di aver creato un proprio slang che spopolava in città e uno stile che negli anni a seguire è stato ripreso da molti giovani che si sono avvicinati viralmente al rap. Nell’intervista l’artista si racconta a 360 gradi ai microfoni di Gege Vibes.
(Ntò con la nostra intervistatrice)
Ntò ci descrive la sua storia partendo dalle origini: da quando era ancora un ragazzino e lo zio Enzo Avitabile gli insegnava il significato delle parole amore e dedizione per la musica fino ad arrivare ai CoSang e terminando con la sua carriera solista di oggi che lo vede anche in veste di producer per la sua area di riferimento Stirpe Nova. Ad affiancarci in quest’esperienza alla regia ci sono state le abili mani di Insane Prod.
Intervista : Eugenia Conti
Riprese : Daniele Moretti
Montaggio : Emanuele Visciglio
Make up : Mary Cimmino (Kost Make Up – Villaricca)
Outfit : Vans (Parkour di Sama Lo – Fasano)
Special thanks to : Dako Italy – Live & Survive (Aradeo LE) – Funky Cafè (Bitonto BA) – Get Up Music
“Mea Culpa” è il terzo disco solista dell’artista datato maggio 2013. Ovvio che dai tempi di Napoli Manicomio e del Cazone Largo, non solo l’abbigliamento, ma anche lo stato di cose siano cambiati un po’.
Clementino è cresciuto, ha avuto l’incontro con situazioni e dinamiche diverse che l’hanno portato a scrivere i versi di Mea Culpa. Con questo lavoro va più incontro al grande pubblico, contamina il rap underground con ritornelli più melodici, ma senza mai snaturarsi.
L’album che vanta collaborazioni e produzioni d’eccezione si apre da subito sul beat di Fritz Da Cat con Amsterdam, racconto personale dell’mc in cui viene fuori l’importanza del rap in questi tempi duri e la necessità di dover scrivere sempre come valvola di sfogo.
E’ il turno di ‘O vient, grande hit della scorsa estate, cantata a squarciagola dal più piccoli ai più grandi. Ma in quanti hanno recepito il vero senso del testo? Clemente ripercorre la storia e trova in quest’ultima la causa dell’emigrazione da Sud a Nord.
Una canzone in cui il rapper diventa brigante e si esprime senza filtri e remore. Tema dell’emigrazione richiamato anche nella traccia numero 4 “Aquila reale”. Accanto a tematiche più impegnative, considerando la solarità del nostro artista nascono anche i pezzi più a “pariamento” come “Che hit” o “Alto livello”, che diventano suoi cavalli di battaglia durante i live, interpretandoli con la teatralità che lo contraddistingue, permettendogli di dominare il palco come gladiatore dentro un’arena.
Anche Giovanni Falcone e Peppino Impastato trovano il loro posto all’interno del cd nella traccia”Mea Culpa” feat. Meg, bellissima ex voce femminile dei 99 Posse, che da il nome all’intero album. Clementino parla col suo linguaggio hip hop di fatti così delicati senza però risultare mai retorico, come è dimostrato in un altro brano: “Pianoforte a vela”, dedicato alle vittime della camorra. Qui racconta tre agguatii realmente avvenuti nelle strade di Napoli e a cui egli stesso ha assistito in prima persona.
La base con quelle note di pianoforte in lontananza, le parole cruente e forti che si susseguono una dietro l’altra e che ti aprono un sipario su quelle realtà, per me lo rendono uno dei brani più belli. Sipario aperto su certi scenari anche nel brano “Dalle Palazzine”, la cui ratio è quella di far rendere conto che tutte le periferie sono uguali ed hanno proprie problematiche, da Scampia a Quartoggiaro.
E qui non potevano mancare colleghi come Ntò, ex Cosang, from Marianella (periferia di Napoli) o Marracash from Barona (periferia di Milano). Gli ospiti sono tanti comunque: da Paura a Noyz Narcos, da Fibra a Rocco Hunt, Jovanotti e Negrita. Fratello (feat.Jovanotti) e Buenos Aires-Napoli (feat. Negrita) dimostrano che il rap può essere versatile e che le citazioni col parlato possono essere la base ideale per creare una nuova canzone. Giungla, col fratellino Rocco Hunt, racconta poi della loro musica. “Tra mille tradizioni, Clementino, Rocco Hunt, sona hardcore a musica terrona”. Il gran finale per me c’è nella Bonus Track del disco: “Messaggeri del Vesuvio”, sul cui beat rappa una buona fetta della scena campana, compresi i nomi più storici. Speaker Cenzou, Ale Zin, Ekspo, ShaOne, Polo.
Quelli che una volta venivano chiamati La Famiglia o 13 bastardi e senza i quali oggi nella città partenopea non ci sarebbe neanche un graffito, un ragazzo col cappellino da mc ed una battle di freestyle. Ciò che trapela è forte: Clemente per quanto sia potente ormai a livello nazionale non dimentica le sue origini. Sa di essere bravo in italiano, ineguagliabile in napoletano. Si considera un messaggero del Vesuvio, un pò come quelli della Dopa del primo Neffa.
L’ultima tappa del Miracolo Tour di Clementino si svolgerà come di consueto a Napoli, città molto amata dall’artista poiché scorre nelle sue vene. Questione di D. NA.
D’altronde sembra essere diventata quasi una tradizione per il rapper chiudere i propri tour nel capoluogo campano.
Se vi ricordate infatti già il 26 settembre dello scorso 2014 il “Mea Culpa Tour” venne chiuso all’Arena Flegrea di Fuorigrotta. Non a caso l’Mc scelse per l’occasione come special guests con cui festeggiare l’allora freschissimo disco d’oro quasi tutta la scena rap campana (Dope One, El Koyote, Paura, Sangue Mostro e molti altri) insieme ad esponenti di spicco del genere come il sardo Salmo e il romano Noyz Narcos.
Quest’anno invece l’appuntamento è per venerdì 11 dicembre alle 21:00 a Casa della Musica in Via Corrado Barbagallo, stessa location di un altro suo bellissimo concerto tenutosi il 28 febbraio di due anni fa.
Casa della Musica peraltro è situata nella stessa struttura del Teatro Palapartenope sul cui palco Clementino ha potuto esibirsi insieme al suo mentore Pino Daniele per più edizioni nello strepitoso show “Tutta n’ata storia” che ogni anno veniva organizzato dall’indimenticabile Blues Man durante le vacanze di Natale nella propria città d’origine. Stesso omaggio che vuole compiere il rapper, seguendo le orme del suo maestro, nei confronti di una città che gli ha dato così tanto a livello di percorso musicale e d’ispirazione artistica.
“Se non ci fossero stati Pino Daniele, James Senese e la Napoli Centrale oggi non ci saremmo mai potuti essere noi. Il mio rap è figlio di quelle sonorità”, afferma Clementino riconoscendo l’importanza del ruolo della black music partenopea anni ‘7o che ha posto poi solide fondamenta affinché la cultura hip hop potesse diffondersi nella regione campana. Un motivo in più poi per sentirsi vicino allo scomparso Zio Pino dal momento che tra meno di un mese decorrerà il suo anniversario di morte.
Ma veniamo agli ospiti speciali del prossimo venerdì. Ad accompagnare Iena White nel live di dopodomani ci sarà una line up artistica di tutto rispetto. In primis Fabri Fibra, artista che ha creduto fin da subito in lui proponendogli, dopo averlo conosciuto nel 2011 durante la data napoletana del Controcultura Tour, di registrare immediatamente qualcosa insieme fino ad arrivare nel 2012 all’incisione del loro album Rapstar da cui viene estratto “La luce”, una tra le tracce che più hanno reso celebre lo stesso Clemente.
A seguire il fratellino Rocco Hunt, ormai diventato anche lui un famosissimo rapper della penisola e vincitore di Sanremo Giovani grazie al brano “Nu juorno buono” dedicato alla Terra dei Fuochi. I due, complici da sempre al microfono e nella vita, grandi amici e fieri di essere ritenuti i “Campania Bombers”, hanno cacciato nel corso degli anni una serie di hit amate viralmente dai ragazzi. Si pensi alle canzoni ‘O mar e o sol, Capocannonieri, Giungla e Ce magnamm.
Infine on the stage Luchè e Ntò, ex leader dei CoSang, quel duo che veniva dalla periferia Nord e che ha fatto la storia del gangstarap in città con pezzi che costituiscono delle pietre miliari come “Int o rion” o “Fin a quann vai in ciel”.
I nostalgici fans dei CoSang sono intrepidi. Riuscirà l’esuberante Clementino, molto affezionato ad entrambi, a farli cantare di nuovo insieme dopo anni sul palco di Casa della Musica?
Questo potremo scoprirlo solo tra qualche giorno. Ciò che invece dobbiamo tenere ben presente è che le sorprese non sono finite. Come diceva Clemente quest’estate alla fine di ogni sua tappa:
“Non è finita qui. Alziamo tutti le mani al cielo. C’è un altro ospite speciale. Si chiama Pino Daniele”.
Ovviamente in scaletta non potrà mancare “Da che parte stai”, ultimo featuring di Pino e prezioso patrimonio nelle mani del rapper, riguardante i conflitti armati ed assolutamente emblematico in questo momento storico così pieno di odio, tensione e violenza.
“Questa canzone rappresenta l’orgoglio della mia vita. Ho voluto dedicare interamente l’album a Pino perché per me il miracolo è avvenuto già conoscendolo. Resterà per sempre l’icona della musica napoletana”.
La cultura hip hop contiene in se’ quattro elementi inscindibili: MCing, breaking, Writing e DJing. Oltre al rap in Campania c’è un’altra disciplina nella quale spiccano massimi talenti: il Writing. Il writer che abbiamo intervistato per voi e’ Jorit Agoch, classe ’90 e membro della KTM, storica crew napoletana composta da Polo, ShaOne, Cyop, Kaf e tanti altri nomi. Jorit, nato a Napoli nel 1990, da padre napoletano e mamma olandese, nonostante la giovane età è già molto conosciuto avendo esposto e “imbrattato” i muri di buona parte del mondo: dall’Africa a Cuba, da Londra a New York senza mai dimenticare le sue origini partenopee. Infatti Napoli è grande fonte di ispirazione per l’artista: muri, gli edifici e i treni della città sono stati riempiti di sue scritte, graffiti e soprattutto di ritratti di volti. “Il Writing ha il merito di creare un’identità comune nei giovani che cominciano a vivere la città come uno spazio in cui dare sfogo alla propria voglia di espressione artistica”, ci spiega Agoch. Gli chiediamo di più.
Jorit quando hai dipinto per la prima volta su un muro?
Avevo circa dodici anni e scrissi insieme agli altri amici del mio viale il nome della nostra banda su un muro. Era un nome di fantasia che non ricordo neanche, ma dopo quella prima volta non ho mai più smesso di dipingere nemmeno per un giorno.
Quando hai fatto invece la conoscenza della cultura hip hop?
Sempre in quello stesso periodo ho scoperto che dietro al mondo delle firme c’era un movimento enorme: una cultura chiamata Hip-hop, persone chiamate writers che svolgevano queste attività già da una vita e che oltre a fare scritte sui muri dipingevano disegni elaboratissimi. Da quel momento in poi mi sono innamorato in maniera folle di quei valori. È stato il classico colpo di fulmine grazie al quale ho iniziato ad essere un vero writer e a fare della street-art la mia ragione di vita.
Quindi hai imparato da autodidatta. Come realizzi le tue opere?
Praticamente si. Già 12, 13 anni fa un amico mi illuminò raccontandomi le storie dei graffiti americani e spiegandomi lo stile dello street art quando ancora il fenomeno non era molto diffuso da queste parti. Poi ho deciso di laurearmi all’Accademia di Belle Arti dove ho appreso come utilizzare l’olio su tela e l’acrilico. Si può dire però che abbia imparato essenzialmente da solo grazie all’allenamento costante. Ricordo che le prime volte entravo in qualche negozio, rubavo le bombolette e mi dirigevo subito nelle periferie partenopee a “inguacchiare” i muri. Le mie opere per strada sono realizzate al novanta per cento con bombolette. Poi posso bucarle, spruzzare i colori nei tappi e stenderli aiutandomi col pennello, ma in primo luogo utilizzo spray.
Principalmente hai dipinto le tue opere nelle periferie napoletane, ma hai esposto e pittato in buona parte del mondo. Raccontaci le esperienze estere che ti hanno maggiormente segnato.
Ho girato molto sia per mostrare le mie opere, che per realizzarle. Amo viaggiare e penso che si possa essere una persona più ricca esclusivamente conoscendo e stando a contatto con le varie culture del mondo. Non a caso appena raccimolo qualche risparmio faccio biglietti e parto ovunque. Vuoi sapere i viaggi che più mi hanno segnato? Sicuramente le otto volte che sono stata in Africa per beneficenza. Ho realizzato delle mostre per raccogliere fondi al fine di creare degli ospedali sul posto. Poi le mie esposizioni a Londra, Berlino e Sidney senza dimenticare la magica Cuba.
Dove ti piacerebbe che fossero esposte le tue opere?
Il mio sogno sarebbe tenere una mia mostra a New York perché è una città che amo, nonché la vera patria dell’hip-hop. Ci sono stato tre mesi all’inizio dell’anno assieme a Polo de “La Famiglia” (ormai stabilitosi nella Grande Mela da tempo) e ne sono rimasto incantato.
Dai tempi della Famiglia e della prima generazione dell’hip hop campano sicuramente la musica rap è molto cambiata qui a Napoli. Cosa pensi della scena odierna e quanto te ne senti parte?
Mi sento parte della scena attuale. Non mi appartengono e non mi interessano però le polemiche sul vero o sul falso hip-hop. L’importante è che Napoli abbia sfornato dei nomi importanti del genere che continuano ad essere riconosciuti. Personalmente stimo da morire Speaker Cenzou, ShaOne, Polo, ma anche lo stesso Clementino (accusato da molti di essere diventato troppo commerciale). Sono il primo che si sente e vuole fare il writer, ma a volte devo adattarmi a dipingere le serrande o a fare arredamenti d’interni per andare avanti. Capisci che intendo dire? L’importante è che ogni lavoro sia guidato sempre dalla passione.
Sicuramente una grande passione unita al tuo talento ti hanno portato a far parte a soli 24 anni della KTM. Cosa significa per te appartenere a questa crew hip-hop? E che progetti hai per il futuro?
La KTM è diventata senza dubbio dal 1992 ad oggi la crew hip-hop più storica e rinomata di Napoli. Per me è un onore farne parte già da tre anni ed avere il rispetto di persone come Polo e ShaOne, miei esempi di vita fin da quando ero solo un ragazzetto. Fare parte della KTM costituisce ovviamente il raggiungimento di un mio obiettivo, ma oggi quello a cui aspiro è di costruirmi un mio spazio e un mio nome nel mondo della street-art a livello internazionale. Voglio continuare come da quattro anni a questa parte a concentrarmi soprattutto sui volti umani da cui sono attratto in maniera fortissima. Mi piace dipingerli, mi piace la sensazione che provoca nelle altre persone quando li osservano e mi piace quello che simboleggia perché il viso è ciò che meglio identifica una persona. Per il futuro vorrei che essere writer mi rendesse come un vero e proprio lavoro perché sporcarmi le mani, immaginare e emozionarmi attraverso i colori e’ l’unica cosa che amo fare dalla mattina alla notte…