CONCERTS / Clementino chiude il Miracolo Tour a Casa della Musica a Napoli

12346354_975152362555286_7078736170316220536_n

L’ultima tappa del Miracolo Tour di Clementino si svolgerà come di consueto a Napoli, città molto amata dall’artista poiché scorre nelle sue vene. Questione di D. NA.

D’altronde sembra essere diventata quasi una tradizione per il rapper chiudere i propri tour nel capoluogo campano.

Se vi ricordate infatti già il 26 settembre dello scorso 2014 il “Mea Culpa Tour” venne chiuso all’Arena Flegrea di Fuorigrotta. Non a caso l’Mc scelse per l’occasione come special guests con cui festeggiare l’allora freschissimo disco d’oro quasi tutta la scena rap campana (Dope One, El Koyote, Paura, Sangue Mostro e molti altri) insieme ad esponenti di spicco del genere come il sardo Salmo e il romano Noyz Narcos.

Quest’anno invece l’appuntamento è per venerdì 11 dicembre alle 21:00 a Casa della Musica in Via Corrado Barbagallo, stessa location di un altro suo bellissimo concerto tenutosi il 28 febbraio di due anni fa.

Casa della Musica peraltro è situata nella stessa struttura del Teatro Palapartenope sul cui palco Clementino ha potuto esibirsi insieme al suo mentore Pino Daniele per più edizioni nello strepitoso show “Tutta n’ata storia” che ogni anno veniva organizzato dall’indimenticabile Blues Man durante le vacanze di Natale nella propria città d’origine. Stesso omaggio che vuole compiere il rapper, seguendo le orme del suo maestro, nei confronti di una città che gli ha dato così tanto a livello di percorso musicale e d’ispirazione artistica.

“Se non ci fossero stati Pino Daniele, James Senese e la Napoli Centrale oggi non ci saremmo mai potuti essere noi. Il mio rap è figlio di quelle sonorità”, afferma Clementino riconoscendo l’importanza del ruolo della black music partenopea anni ‘7o che ha posto poi solide fondamenta affinché la cultura hip hop potesse diffondersi nella regione campana. Un motivo in più poi per sentirsi vicino allo scomparso Zio Pino dal momento che tra meno di un mese decorrerà il suo anniversario di morte.

Ma veniamo agli ospiti speciali del prossimo venerdì. Ad accompagnare Iena White nel live di dopodomani ci sarà una line up artistica di tutto rispetto. In primis Fabri Fibra, artista che ha creduto fin da subito in lui proponendogli, dopo averlo conosciuto nel 2011 durante la data napoletana del Controcultura Tour, di registrare immediatamente qualcosa insieme fino ad arrivare nel 2012 all’incisione del loro album Rapstar da cui viene estratto “La luce”, una tra le tracce che più hanno reso celebre lo stesso Clemente.

A seguire il fratellino Rocco Hunt, ormai diventato anche lui un famosissimo rapper della penisola e vincitore di Sanremo Giovani grazie al brano “Nu juorno buono” dedicato alla Terra dei Fuochi. I due, complici da sempre al microfono e nella vita, grandi amici e fieri di essere ritenuti i “Campania Bombers”, hanno cacciato nel corso degli anni una serie di hit amate viralmente dai ragazzi. Si pensi alle canzoni ‘O mar e o sol, Capocannonieri, Giungla e Ce magnamm.

Infine on the stage Luchè e Ntò, ex leader dei CoSang, quel duo che veniva dalla periferia Nord e che ha fatto la storia del gangstarap in città con pezzi che costituiscono delle pietre miliari come “Int o rion” o “Fin a quann vai in ciel”.

I nostalgici fans dei CoSang sono intrepidi. Riuscirà l’esuberante Clementino, molto affezionato ad entrambi, a farli cantare di nuovo insieme dopo anni sul palco di Casa della Musica?

Questo potremo scoprirlo solo tra qualche giorno. Ciò che invece dobbiamo tenere ben presente è che le sorprese non sono finite. Come diceva Clemente quest’estate alla fine di ogni sua tappa:

“Non è finita qui. Alziamo tutti le mani al cielo. C’è un altro ospite speciale. Si chiama Pino Daniele”.

Ovviamente in scaletta non potrà mancare “Da che parte stai”, ultimo featuring di Pino e prezioso patrimonio nelle mani del rapper, riguardante i conflitti armati ed assolutamente emblematico in questo momento storico così pieno di odio, tensione e violenza.

“Questa canzone rappresenta l’orgoglio della mia vita. Ho voluto dedicare interamente l’album a Pino perché per me il miracolo è avvenuto già conoscendolo. Resterà per sempre l’icona della musica napoletana”.

Eugenia Conti

BOOK REVIEW / La profezia di Clementino è il primo libro per il rapper

la profezia di clementino

Da rapper a profeta: esce il 5 novembre “La profezia di Clementino”, primo libro per l’artista che ha deciso di mettere nero su bianco le sue emozioni in un racconto autobiografico, il quale sarà pubblicato a giorni dalla nota casa editrice Rizzoli.

“Quel che ho sognato tra Sud e rap” è l’emblematico sottotitolo del libro. Un libro in cui il tema del sogno, del Sud e del rap diventano predominanti per auto-raccontarsi. Perché Cleme è un cantante che, nonostante la fama, non dimentica le sue radici a cui è legato in maniera viscerale. Come racconta tra le pagine del testo non potrebbe mai rinunciare ai lunghissimi pranzi domenicali in compagnia dei suoi infiniti parenti. Le sue origini, la famiglia ed il contesto da cui proviene gli hanno permesso di essere oggi il personaggio famoso che è diventato. Iena White infatti nel libro e nei suoi brani musicali, non si descrive mai come quello che non è. Non racconta della Campania, sua regione natale, in chiave gangsta, ma in maniera vera e cioè facendo trasparire le ombre, ma anche le luci del suo territorio. Non ci narra di un passato tormentato in una famiglia dilaniata, ma di quanto sia fortunato a nascere in una famiglia del meridione dove sono ancora preservati al suo interno antichi valori e tradizioni. Nonché di quanto sia un’ispirazione essere figlio d’arte. Non a caso i suoi genitori sono entrambi attori teatrali ed il fratello ha un complesso blues/funk: tutte influenze presenti nella sua personalità artistica.

Il sogno di volare come il “Gabbiano Jonathan” (protagonista del libro preferito del rapper, peraltro tra i pochissimi che confessa di aver letto) in cerca della libertà e del riscatto personale è una costante sempre presente nella giovinezza di Clemente. Alla fine quel ragazzo che metteva i dischi, “sparava” strofe come una mitraglietta e viaggiava convulsivamente in treni regionali su e giù per la Penisola cercando di vincere le battle di freestyle e di ottenere il rispetto dell’ambiente, riesce a sfondare. Il giovane su cui nessuno avrebbe scommesso del Rione Gescal di Cimitile, cresciuto per strada tra i palazzoni grigi, tra alienazione e monotonia che soltanto un piccolo paesino di provincia dimenticato anche da Dio può darti, una volta che spiega le ali si trasforma in una stella dei riflettori. L’anonimo Clemente Maccaro lascia il posto a Clementino e a Iena White, i suoi alter-ego musicali.

Non è facile gestire il successo improvviso che ti travolge, non lo è per niente. A volte essere una celebrità, l’idolo di tanti ragazzini che pendono dalle tue labbra rappresenta una responsabilità ardua da sostenere. E questo peso è ancora più difficile da trascinare quando devi farlo interamente da solo e confondendoti tra le tue tante identità.

La vita frenetica, le notti senza sonno, l’ansia di salire sul palcoscenico, l’adrenalina dei live ed il tifo dei fans,il non avere più una privacy, l’essere riconosciuto per strada, scattare ogni giorno innumerevoli foto, vittorie, sconfitte, le polemiche e le speculazioni sono solo alcune delle componenti che caratterizzano l’esistenza di una Rapstar.

Gli amici cambiano, le situazioni pure. Sbandarsi e lasciarsi prendere dal richiamo di brutte strade è possibile conducendo questo determinato stile di vita. Specie nei primi tempi. Ma Cleme riesce ad uscirsene dimostrando una forza continua. La stessa tenacia che, durante la sua lunga gavetta, ha fatto si che andasse sempre avanti, oltre le delusioni e sdrammatizzando i brutti momenti con una risata. Tutto questo viene raccontato nel libro.

Il teatrante Mc ha imparato a recitare sul palco e a dominarlo, a mettere espressione e interpretazione in ogni suo contributo. Da rapper ad attore cinematografico, da concorrente di reality show a scrittore novello Clementino sdogana gli schemi classici del genere riuscendo a diventare mainstream attraverso un brano in lingua napoletana e sul tema dell’emigrazione da Sud a Nord come “O vient”.

Apre inoltre le gabbie ideologiche incoronandosi artista a 360 gradi. Come diceva nel vecchio testo di “Lettera al telefono”, brano feat. Oprot contenuto nel suo primo cd del 2006 NapoliManicomio:

“Je pe m’addifennere ra vita so’ costrett a fa ‘o Pullecenella int’a nu teatro, ma pure miezo a via… 

So’ costrett a purtà 7000 maschere diverse p’ m fa capì…”

E con le sue settemila maschere: da Eduardo a San Gennaro, da Pulcinella alla caricatura di Fedez, da poliziotto in una fiction a boss mafioso per “All night Long”, Clementino è arrivato dritto al cuore di molti.

Ogni incontro, ogni conoscenza, ogni esperienza costituisce un fattore insostituibile nella sua vita e fondamentale per arrivare a scrivere questo libro. Lui che ha stretto la mano al suo Dio del calcio Maradona, lui che ha recitato con Siani, lui che ha aperto il concerto in Salento al suo mito hip-hop americano Snoop Dogg, lui che ha vinto il disco d’oro inorgogliendo un territorio tanto grigio come la Terra dei Fuochi, ha avuto come soddisfazione più grande quella di stringere un rapporto d’affetto e professionale col grande Pino Daniele. Un intero capitolo “Fai buon viaggio” è dedicato al suo maestro con cui spesso ha duettato dividendo lo stesso palco.

Come già sapevamo da luglio grazie a una precedente intervista rilasciata da Clementino su Identità Insorgenti, nel libro viene svelato che “Da che parte stai” non è l’unico singolo scritto a quattro mani col suo zio morale Pino, ma c’è anche un’altra canzone composta insieme che parla d’amore: “Attraverso le parole”.

Insomma solo tre giorni e potremo assistere all’esordio di Clemente nella nuova veste di scrittore: d’altronde questo è un periodo in cui sembra che il rapper abbia sempre più voglia di scrivere e di non far cadere mai dalle mani la sua brillante penna.

Eugenia Conti

MUSIC NEWS / Da domani online "Lo strano caso di Iena White" di Clementino

lo strano caso di iena white

L’ha annunciato sul suo profilo Facebook ed è ormai ufficiale sui social network: Clementino ha chiuso le registrazioni del suo prossimo disco. Prodotto in studio da dj Shablo sotto l’etichetta Universal è prevista l’uscita nella primavera 2015, ma per far pregustare il suo ritorno ai fans più impazienti il rapper non ha perso tempo e ha deciso di lanciare per il 16 marzo, domani, su Youtube il suo primo singolo estratto intitolato “Lo strano caso di Iena White” con uno street video. Un brano dai risvolti autobiografici e che tende sostanzialmente a raccontare la sua storia.

Perché Clementino nonostante gli anni passino e abbia scalato dal basso e con una velocità impressionante tutti i gradini necessari per arrivare al vertice del panorama rap nazionale è sempre legato al suo primo nickname, da sempre una sorta di alter-ego per lui. La iena quindi in onore dell’animale perennemente ridente ed acronimo di “io e nessun altro” e white per richiamare scherzosamente al colorito biancastro che caratterizza la sua pelle.

Questa volta a raccontarsi nella canzone però c’è un Clementino molto più maturo, che ormai è cresciuto, ha vissuto infinite esperienze e non è più soltanto l’impetuoso e grintoso ragazzo dalla simpatia ìnnata che voleva rompere i culi di tutti i suoi avversari nelle sfide di freestyle.

Questo per l’artista è il settimo lavoro, in particolare il quarto album solista e non poteva essere scontato o ripetitivo. Sebbene la goliardia e l’esuberanza in quanto parte della personalità del personaggio troveranno sempre e comunque spazio nelle sue strofe, stavolta l’Mc ha una missione specifica da svolgere: tramandare ai più giovani, anche grazie ai suoi pezzi, la musica, gli insegnamenti e i messaggi del maestro Pino Daniele affinché possa continuare a vivere in eterno.

Infatti, subito dopo la scomparsa del suo adorato Maestro nello scorso gennaio 2015 Clementino si è chiuso qualche ora in studio e ha scritto a caldo un rap per lui. Chissà che ora non ci sorprenda direttamente con qualche traccia in collaborazione col Blues Man scritta e cantata nei suoi ultimi periodi di vita.

Inoltre l’enorme bagaglio artistico e culturale che il rapper ha potuto arricchire durante tutti viaggi svolti dal 2013 ad oggi contribuirà non poco a rendere interessante questo progetto. Ad esempio l’ispirazione trovata nei suoi soggiorni ad Amsterdam, città amata dall’artista e in cui si è potuto trattenere con il fidato Shablo che, per la serie “squadra che vince, non si cambia”, è stato riconfermato alla produzione dopo il grande successo di “Mea Culpa”.

Si è messo poi in discussione nell’esperienza asiatica in Birmania a cui ha partecipato come concorrente del reality show Pechino Express assieme al fratello Paolo, voce dei TheRivati e col quale si è ritrovato poi a volare oltre oceano per trascorrere un periodo nella Grande mela, la metropoli cosmopolita culla dell’hip-hop. Ma senza mai dimenticare l’influenza della sua Nola e Napoli, perenni fonti per i suoi versi e la sua musica.

Insomma, lo “strano caso” è meno strano da risolvere di quanto si creda: Clementino col suo talento unito a sangue, fatica e sacrifici si è ormai guadagnato il ruolo di vero Master of Cerimony della scena attuale. Non per niente gli appassionati del genere sono ansiosi di ascoltare e scoprire tutte le tracce, ma intanto partiamo dalla prima disponibile da domani in rete a partire dalle 14:00. Collegatevi!

Eugenia Conti

ADDIO PINO DANIELE / Clementino dedica un brano rap al suo maestro su Youtube

clementino-pino-daniele-300x300

A caldo aveva scritto sulla sua pagina Fb: “Maestro mio, porterò con me i preziosi consigli che mi hai dato , terrò custodito con cura quel regalo che mi hai fatto così le parole delle tue canzoni saranno trasmesse da generazione in generazione ancora di più …  Nel tuo ultimo concerto a Napoli io ero con te sul palco , ero nell’ultima canzone in scaletta ,e ti ho accompagnato io dal palco ai camerini, l’ultima volta che sei sceso dal palco a Napoli l’hai fatto con me …. Non lo dimenticherò mai più.

Non dimenticherò quella volta che sono entrato nel tuo camerino e tu stavi provando con la chitarra la mia canzone “o’vient” e mi dicevi : “Disgraziato questa canzone è bellissima!”. Terrò vivo il tuo ricordo nella mia musica…per sempre…promesso! Ora riposa in pace Zio Pino ! By quel “disgraziato mascalzone” come mi chiamavi tu”.

Ma poi Clementino non ce l’ha fatta a non dedicare a Pino Daniele un rap. Una canzone dal testo profondo e commovente nata in poche ore e che su tube ha raggiunto in poche ore 300mila visualizzazioni. Nell’impeto dell’emozione e del dolore il rapper ha aperto il suo cuore commuovendo tutti, ma soprattutto trasmettendo il forte messaggio che la musica di Pino si continuerà a tramandare di generazione in generazione soprattutto grazie agli allievi del Blues Man tra cui egli si annovera in primis. Un vero e proprio addio in strofe: un ultimo ringraziamento a chi l’ha tanto aiutato e un ultimo saluto a un personaggio importantissimo della sua Napoli, paragonabile a Troisi, Totò e De Filippo, che fisicamente va via per sempre. Ma come nell’animo di ogni napoletano anche in quello della Iena c’è la ferma convinzione che Pino sarà sempre vivo nei cuori di tutti e presente in ogni angolo, suono e colore della città.

 

Qui di seguito riportiamo il testo, ovviamente in napoletano.

Ti vec si guardo ‘o mare
si nu ricordo ca rimane pe sempre
pecché si Napule
t’ piens si guardo o cielo
si nu ricordo ca rimane p’ semp
E mo Pinù nun c’ stai cchiù
t sent rint e testi re canzoni

rint e “vers” ca faciv tu
p’ Napoli e po sud, p’ l’italia
e tutto o munn a me me piace o blues
e raccontat over
che r’è la terra mi
una “tazzulella” e stu caffè e passa appucundrìa
ca sigaretta acopp e quanno chiove è ‘na magia
anema e core e cu a chitarra a fatt a sti poesie
“je so pazz e non me scassat o’cazz”
mo s’arrevota ‘o rione e tutti abbasc’ o palazzo
salutami a Totò, a Massimo e pure a Eduardo
t’ penso ind a sti note si m sento “quando quando”
Napoli è na carta sporca, Napoli è mille culure
e c’e lassàt ind a sti vic nir c’a paur
e si “ogni scarrafone è bell a mamma soia” sicuro
allora ‘a voce e sti criature resta ‘o futuro

Ti vec si guardo ‘o mare

si nu ricordo ca rimane pe sempre

pecché si Napule
t’ piens si guardo o cielo
si nu ricordo ca rimane p’ semp

t’ piens si guardo o cielo
si nu ricordo ca rimane p’ semp
Vir Comm s’ cagn over,

Gesù, Gesù non te ne accorgi più, guagliò

Ti vec si guardo ‘o mare

si nu ricordo ca rimane pe sempre

pecché si Napule

Io dubbi più non ho fra’ che Dio ti benedica
che male c’è se adesso ‘sta canzone è la mia amica
un deserto di parole, non calpesto i fiori
vuless’ essere aller cu spiniello ca fori
chi tene o mare cammina a vocca salata ‘o sai
che simm “neri a metà”, “yes i know my way”
i sto vicino a te ma tu resta cu’ me
e guardo dai balconi di Napoli si è morto u rre
stanotte è sonato o telefono e ‘a notizia eccir
i stev int all’albergo scetàt senza rummì
m’e lasciat ‘mmocc l’amaro e chi nun pò fuji’
sacc’ ca si fiero ‘e me e mo m’aggia fa sentì
‘o nomm toj rimarrà impresso int’ a sti vie
int a sti cap, int a sti disch ra canzone mi’
Grazie per i consigli mi danno coraggio
voglio dire solo “Zio Pino” ora fai buon viaggio.

Ti vec si guardo ‘o mare

si nu ricordo ca rimane pe sempre

pecché si Napule
t’ piens si guardo o cielo
si nu ricordo ca rimane p’ semp

t’ piens si guardo o cielo
si nu ricordo ca rimane p’ semp
Vir Comm s’ cagn over,

Gesù, Gesù non te ne accorgi più, guagliò

Ti vec si guardo ‘o mare

si nu ricordo ca rimane pe sempre

pecché si Napule

Porterò con me i preziosi consigli che mi hai dato
e terrò custodito con cura quel regalo che mi hai fatto
così le parole delle tue canzoni
saranno trasmesse di generazione in generazione ancora di più
terrò vivo il tuo ricordo nella mia musica per sempre, promesso
ora riposa in pace Zio Pino
by Quel disgraziato mascalzone
come mi chiamavi tu..”

 

ADDIO PINO DANIELE / Il ricordo di amici e figliocci: da James Senese a Tullio De Piscopo

pino-daniele-napoli-centrale

Un pezzo di storia della città ci ha lasciato, una pietra miliare che ha fatto cantare assieme figli e genitori di diverse generazioni oggi ci abbandona per sempre: il nostro amato Pino Daniele. Una notizia che ha choccato tutti quanti nel mondo della musica e non, ma che in primis ha colpito i fans della sua patria, della sua Napule dai mille culure. Milioni di persone, me compresa, hanno vissuto questo lutto come la perdita di una persona molto prossima o di famiglia. Il secondo duro colpo è stato inferto al cuore della città dopo la prematura scomparsa di Massimo Troisi avvenuta nel 1994. Piange anche chi non l’aveva mai conosciuto o nemmeno avvicinato semplicemente perché Pino era un manifesto, era un punto di riferimento essenziale nelle vite di tutti coloro che lo stimavano e supportavano. Ma soprattutto con la sua voce, la sua chitarra e la sua musica sapeva perfettamente come toccare le corde più profonde dell’anima umana. Per ricordarlo al meglio, ci sembrava giusto riportare di seguito gli ultimi saluti al cantante di alcuni tra i suoi colleghi più vicini, tra i suoi fratelli di Napoli Centrale e tra i suoi allievi più cari:

James Senese – Con lui se ne va una parte di me. Ho sempre dedicato una parte della mia musica a lui e sarà sempre così”

Tullio De Piscopo – Non mi sento tanto bene adesso. Sto aspettando il dottore. L’ho sentito tre giorni fa. Era più che un fratello per me. Non me lo aspettavo.

Enzo Avitabile – Pubblicando su Fb il suo brano con Pino Daniele “E’ ancora tiempo”: “…E coccheccosa nun more ma resta…” R.I.P.”

Teresa De Sio – Tra i maggiori artisti che hanno portato Napoli da un’epoca a un’altra, è stata un traghettatore. Le sue canzoni rimarranno nelle mura delle case, nell’aria, resteranno per sempre”

Clementino – “Non ci voglio credere… Maestro mio, porterò con me i preziosi consigli che mi hai dato , terrò custodito con cura quel regalo che mi hai fatto così le parole delle tue canzoni saranno trasmesse da generazione in generazione ancora di più …Terrò vivo il tuo ricordo nella mia musica…per sempre… Ora riposa in pace Zio Pino ! By quel “disgraziato mascalzone” come mi chiamavi tu.”

Rocco Hunt – Il mattino non è mai stato così amaro. Ci incontrammo a Radio Deejay la prima volta, mi presentai e tu dicesti: “Guaglió sei fortissimo a scrivere!”… Io saltellavo dalla gioia, Pino mi aveva fatto i complimenti! Poi la promessa di un concerto insieme nella tua Napoli… Mai avrei voluto immaginare che fosse stato l’ultimo. Zio Pino ci ha lasciati qua! Fiero di averti conosciuto maestro… Quella promessa che mi avevi fatto non la dimenticherò mai. Ossaje comm’ fa o Core!”

Edoardo Bennato  – sul suo profilo privato condividendo la versione di Napule è di Pino Daniele ed Eric Clapton:”Hai Inventato il Blues Partenopeo, Hai detto allo Stato nel 1977 Come la Pensavi , con il Tuo Verismo ci Hai Fatto Vibrare l’ Anima , ADDIO PINO ADDIO BLUES 19 / 3 / 1955 4 / 1/ 2015 R.I.P……………COMBAT ROCK …….”

Sempre Edoardo, sulla sua pagina pubblica: “Due anni fa avremmo dovuto tenere insieme un concerto allo Stadio San Paolo per l’addio al calcio di Fabio Cannavaro; sarebbe stato un bellissimo momento per suonare insieme, ma purtroppo i problemi per il campo hanno impedito questo nostro progetto… Sul cellulare ho ancora i messaggi che ci siamo scambiati una settimana fa per le feste e ora questo enorme dolore e rimpianto per un grande amico e un grande musicista napoletano. Ciao Pino.”

Enzo Gragnaniello –  Quante emozioni abbiamo provato in questo momento, tante ne abbiamo trasmesse ai nostri amici del pubblico. Grazie Pino.

Lucariello – E cu ‘e spall’ sott ‘e casce nun se sente cchiù l’addore ‘e mare… R.I.P.

Nino D’Angelo – I mille colori di Napoli hanno perso la loro voce, ciao Pino

99 Posse – (riferito a Pino e a Massimo Troisi) ci piace pensare che adesso vi state prendendo ‘na tazzulella ‘e cafè assieme


Un fiume di pianto o una valle di lacrime non basteranno mai a colmare il vuoto che il Maestro per antonomasia ha lasciato dentro ognuno di noi e all’interno dello scenario musicale del Paese. Perdiamo il “Blues Man” più forte di tutti i tempi e la sua assenza già manca troppo. E’ come un’epoca che finisce. Ma il vero patrimonio che ci resta nelle mani e che appartiene a tutti quanti è la sua musica, la sua fantastica discografia. Un tesoro che contribuiremo sempre a diffondere e a trasmettere alle nuove generazioni affinché il già immortale Mascalzone Latino possa continuare a vivere in eterno.

Eugenia Conti

INTERVIEW WITH ENZO AVITABILE / "Ai giovani consiglio solo di seguire l'ispirazione"

Budapest, HUNGARY: Saxsophonist-singer from Naples Enzo Avitabile (R) of Italy presents his programme with his band and the most prestigious percussion rythm band of the area, the 'Bottari di Portico' on the 'World Music' stage at the Island Festival on Hajogyar Island of Budapest late 11 Augustus 2006. The annual Sziget Festival in Hungary, held from 09 to 16 August, will beat all previous records, according to the organisers of the eastern European country's biggest music festival. With 550 concerts on 66 stages over seven days, featuring everything from pop to gypsy music, the 14th Sziget Festival is expecting some 400,000 music lovers to converge on an island in the middle of the Danube river, in the heart of Budapest. AFP PHOTO / ATTILA KISBENEDEK (Photo credit should read ATTILA KISBENEDEK/AFP/Getty Images)

Era il 1986 e lui invitava tutti, nel suo omonimo primo album, a salire sul “soul express”, treno dell’anima e della sua musica, quella che dagli anni ’80 avrebbe segnato una delle pagine più importanti della storia della canzone napoletana.

Oggi è il 2014, sono passati quasi 30 anni, ma il maestro Enzo Avitabile, nonostante la sua fama oseremmo dire mondiale, continua a vivere nella sua Marianella, nell’area Nord di Napoli, nella semplicità e a stretto contatto con la sua gente.

Lo abbiamo raggiunto proprio in periferia, nella sede della sua associazione e studio di registrazione, atmosfera tra blues e jazz: inevitabile, dunque, entrare in un’altra dimensione, quasi in un’altra epoca.

Sulle pareti le foto in bianco e nero di Avitabile in compagnia dei più grandi nomi internazionali, da Tina Turner, a James Brown, parlano di momenti magici della storia della musica. La chiacchierata la facciamo con un microfono, davanti ai ragazzi dell’associazione. Così, con nelle orecchie “Napoli Napoli Napoli” dei 99 posse e “A’Verità” di Rocco Hunt – brani che vedono entrambi la partecipazione di Avitabile – ci sembra importante cominciare proprio dalla storia. Soul express.

Enzo, tra gli artisti di oggi chi porteresti su quel magico treno del soul?

Tutti. La non discriminazione è una cosa fondamentale. Posso suonare e cantare con qualunque artista, ma ad una sola condizione: ci deve essere un’ispirazione tra di noi, un’intesa che ci possa unire su questo treno dell’anima.

Una lunga ispirazione o intesa l’hai avuta con Pino Daniele. Quanto è stata importante per te la collaborazione artistica con lui e il gruppo di allora?

Non si è trattato di una semplice collaborazione artistica: in quel caso abbiamo creato insieme qualcosa. Collaborazioni artistiche importanti sono state quelle con gli Afrika Bambataa o con James Brown, ma con i miei fratelli è stato importante proprio lo stare insieme per generare la nostra musica. Negli anni ’80, volevamo sostituire una melodia tradizionale ed un dialetto stereotipato con un dialetto che oggi definirei d’effetto, uno slang nostro. In questa continua ricerca e lavoro, siamo sempre rimasti vicino alle periferie. Si pensi che nel 1982 portammo gli Afrika Bambataa a Scampia. Questo era il messaggio che volevamo dare io, Pino e gli altri fratelli e che abbiamo cercato di tramandare. Dopo di noi, a suonare secondo queste logiche ci sono stati gli Almamegretta ed i 99 Posse, poi siamo tornati in scena, c’è stato il turno dei CoSang e di nuovo io… Ma l’importante non è il momento, l’anno, ma il ciclo musicale e la tradizioni a cui si è dato vita.

12249667_968627443207778_3520784619277066877_n

Recentemente hai collaborato al vecchio/nuovo album dei 99 posse. Come nasce e perché questo featuring?

Ho voluto partecipare al disco perché tra di noi, appunto, c’è un’ispirazione,  a parte un’eterna amicizia. Mi piaceva rivivere “Napoli, Napoli, Napoli”, con un intervento musicale, una sorta di finto inciso, che fosse quasi un taglio nella tela. Volevo testimoniare che Napoli esiste ancora. Esiste nella parte periferica, nella parte nascosta, dalle case popolari, a Marianella, Ponticelli, San Giovanni. Quello che raccontó ‘O Zulù è ancora vera, è vita vissuta. Oggi, però, la periferia è cambiata ed è diventata città. Anzi, di più.

Trovi Napoli  molto cambiata da quando hai cominciato il tuo percorso artistico?

È cambiata perché c’è una periferia da Est ad Ovest, un asse, dalle grandi risorse artistiche, che hanno reso Napoli più grande. Parlo di quella parte che un tempo era fuori le mura della città e che, da sempre, è stato un faro illuminante per la produzione di musica. Questa zona qui ha avuto innanzitutto Alfonso Maria De’ Liguori, Sant’Alfonso, inventore della musica sacra popolare. Musica che dalla liturgia, diveniva popolare grazie all’utilizzo del dialetto. Poi, posso fare nomi emblematici come gli Showman e Pino Daniele. Per quanto mi riguarda resterò sempre tra Marianella, Piscinola e Miano.

Sei molto legato al tuo essere napoletano, tanto è che hai vinto il premio Tenco più volte. Ma quanto soul c’è nel napoletano?

Io penso in napoletano. Sincronizzare il pensiero con la parola velocemente è il nostro obiettivo nella vita. Il napoletano ti dà proprio la possibilità di raccontare velocemente quello che senti. L’italiano, però, é molto importante perché lo usiamo laddove non possiamo arrivare con il dialetto. Utilizzo la lingua napoletana quando devo parlare più con il cuore, quando voglio esprimere ciò che c’è nel più profondo dell’anima.

A proposito di premi, fosti definito ingestibile dalla Emi perché non partecipasti a Sanremo. Consiglieresti ai giovani di seguire la tua stessa strada di libertà verso certi condizionamenti?

Rifiutai Sanremo perché la EMI mi voleva condizionare troppo, altrimenti se avessi potuto suonare la mia musica senza influenze esterne, l’avrei fatto anche tutti gli anni. Ai giovani non consiglio nulla perché devono essere liberi di fare quello che vogliono. È inutile che una persona più grande stia a dare insegnamenti, perché i ragazzi devono essere se’ stessi. Ad esempio Rocco Hunt, che ormai per me è un figlioccio e col quale c’è una bellissima collaborazione, ha fatto bene ad andare a Sanremo perché si ritrova numero 1 nella classifica dei dischi e nell’opinione pubblica. Dunque, lunga vita ai giovani e che facciano quello che sentano.

Per concludere, hai avuto una carriera eccezionale sia come solista, che in gruppo. Hai duettato con nomi mondiali, dagli Afrika Bambataa, a James Brown, a tantissimi altri. Arrivato ad oggi hai qualche rimpianto o qualche desiderio ancora non avverato?

Non ho rimpianti, ho avuto tantissimo e ringrazio ogni giorno Sant’Alfonso per questo. La vita è fatta comunque di gioie e dolori. Ho avuto un enorme successo, ma allo stesso tempo ho dovuto accettato la morte prematura di mia moglie. Ho capito che la vita come da, così ti toglie. E se dovessi rinunciare a tutto, alla mia brillante carriera, a questi anni, alla fama, per avere indietro la vita di Maria lo farei senza nessun ombra di dubbio. L’unica cosa che desidero ancora fare in questa vita e nella mia carriera è un duetto con Stevie Wonder. Prego Sant’Alfonso perché avvenga.

1919622_713795365357655_5944009767026398924_n

Eugenia Conti