RECORD REVIEW / Darkswing di Paura (2015)

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Il rapper Paura, al secolo Francesco Curci, pilastro dell’hip-hop campano ci delizia ancora una volta con una delle sue migliori portate: il rap. Darkswing, uscito nel 2015 sotto l’etichetta napoletana indipendente Full Heads è l’ultimo prodotto del Guaglione Evergreen ed è il classico disco che dà orgasmi già dal primo ascolto. Il primo impatto è formidabile, qualcosa che ti lascia allibito. La mescolanza di rime e di flow aulici lasciano la loro impronta su ogni beat. Questi ultimi underground e super innovativi trasmettono forti emozioni quando suonano. C’è la ricerca di qualcosa di nuovo che però non è né Trap né Pop, ma solo rap con i controcazzi. Diciamocela tutta Paura sa il fatto suo per quanto riguada lo stile e la singolarità ed anche le produzioni di D-Ross, J-Vas, Fid Mella, The Jawas, Amon, De-Quantuside, Stabber e Star-T-uffo pompano originalità e HipHop allo stato puro. Le collaborazioni ovviamente non potevano essere da meno. Troviamo infatti Danno e Dj Craim agli scratch in “Un Mondo Difficile”, Dj 2p agli scratch in “Il ritorno del Guaglione”, Clementino in “Nuoto nel flow”, Ison in “Overdrive”, mega combo con Don Diegoh, Ensi e Kiave in “L’Amore”, E-Green in “Double dragon” e per finire Greg Rega in “Il motivo”. Si parla degli anni trascorsi a dedicare ogni cosa alla musica e a questa cultura, dalle prime cassette ai cd. Si parla delle difficoltà attraversate per realizzare tutto questo negli anni passati. Si parla di amore e di quanto Paura sia cresciuto professionalmente ed umanamente. Inoltre il King Curci dedica anche un brano a tutti i suoi supporter che lui ama definire “fratelli” intitolato “Il Motivo”. Ovviamente non mancano tracce con una buona dose di auto-celebrazione che si identificano con la forza delle rime. Per quanto mi riguarda credo che questo lavoro sia completo e senza nessuna imperfezione. Un prodotto curato nei minimi particolari dalla copertina alle registrazioni fino ai mixaggi di Daniele Franzese, ma soprattutto alle parole incise su ogni singola nota. Dunque se avrete voglia di ascoltare un pò di sano rap non potete non ascoltare Darkswing.

Fabio BigEffe Sgambato

SANREMO 2016 / Clementino tra i favoriti della classifica. Tra poco terza serata dedicata alle cover

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Si conclude così la seconda serata del sessantaseiesimo Festival di Sanremo: con Clementino nella classifica dei primi sei della puntata grazie alla sua “Quando sono lontano”, una canzone molto profonda legata al tema dell’emigrazione forzata da Sud a Nord. 

 Ieri sera durante lo show il rapper nolano ha trasmesso a tutti noi l’emozione forte che aveva negli occhi: “Mi sono cagato addosso dalla paura, temevo di scivolare o di cadere dal palco e quando ho iniziato a cantare sentivo la voce che mi tremava. Sono contento che voi lo abbiate avvertito e che vi stia piacendo il testo ed il messaggio di Quando sono lontano”. La Rapstar ha dimostrato che possa essere considerato la voce di tutti gli emigranti, di tutti i ragazzi che sperano, che ci credono sempre nonostante le mille sconfitte e porte in faccia ! Non possiamo che definirlo orgoglio campano e meridionale ! Stasera invece dopo l’esibizione delle giovani promesse in gara per Sanremo Giovani la serata dei big sarà dedicata alle cover. Verranno riproposte delle vere e proprie perle della canzone classica. Ecco le performance in questione:
1° Gruppo
Dear Jack – Un bacio a mezzanotte (Quartetto Cetra)
G. Caccamo e D. Iurato – Amore senza fine (Pino Daniele)
Noemi – Dedicato (Loredana Bertè)
Zero Assoluto – Goldrake (Actarus)
2° Gruppo
Patty Pravo – Tutt’al più (Patty Pravo)
Alessio Bernabeu – A mano a mano (Riccardo Cocciante)
Dolcenera – Amore disperato (Nada)
Clementino – Don Raffaè (Fabrizio De Andrè)
3° Gruppo
Arisa – Cuore (Rita Pavone)
Rocco Hunt – Tu vuo’ fa l’americano (Renato Carosone)
Francesa Michielin – Il mio canto libero (Lucio Battisti)
Elio e le Storie Tese – Quinto ripensamento (Walter Murphy, tratto dalla sound-track della Febbre del Sabato Sera)4° Gruppo
Neffa – ‘O Sarracino (Renato Carosone)
Valerio Scanu – Io vivrò (senza te) (Lucio Battisti)
Irene Fornaciari – Se perdo anche te (Gianni Morandi)
Bluvertigo – La lontananza (Domenico Modugno)5° Gruppo
Lorenzo Fragola – La donna cannone (Francesco De Gregori)
Enrico Ruggeri – ‘A canzuncella (Alunni del Sole)
Annalisa – America (Gianna Nannini)
Stadio – La sera dei miracoli (Lucio Dalla)Ospiti speciali oggi sul Palco dell’Ariston saranno i Pooh, complesso tanto in voga negli anni 60, il cantautore made in Irlanda Hozier ed il regista belga Marc Hollogne. Certo è che a parte i nomi storici e gli special guests internazionali del calibro di Elton John non preferiamo il Festival per la qualità artistica dei suoi concorrenti ma supportiamo chi porta ancora un po’ di black music in questo programma, in prima serata ed in diretta nazionale, essendo stanchi dei soliti prodotti pop che il Mercato discografico nazionale propone a profusione e che sembrano essere fatti con lo stampino.
Eugenia Conti 

RECORD REVIEW / Orchidee di Ghemon (2014)

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Prima di partire con l’analisi vera e propria del disco credo sia necessario premettere che tra questa recensione e l’uscita dell’album c’è più di un anno e mezzo di distanza. La cosa può sembrare ininfluente ma in realtà è determinante perché quelli che a un primo ascolto del disco potevano sembrare degli spunti ora con il passare del tempo e con l’evolversi della carriera di Ghemon sono diventate delle vere e proprie certezze. Ma andiamo per gradi.

Orchidee è la quarta fatica solista (non contando i due mixtape) di Gianluca Picariello, in arte Ghemon uscita il 27 maggio 2014 per Macro Beats. A un primo approccio il disco già ci mette davanti ad una domanda importante: in quale genere musicale possiamo catalogarlo precisamente. Probabilmente questa nessuna risposta sarebbe completa.

L’aspetto che colpisce di più è relativo ai beat, tutti suonati da musicisti di qualche band: Fabio Rondanini ed Enrico Gabrielli dei Calibro 35, Patrick Benifei dei Casino Royale, Rodrigo D’Erasmo degli Afterhours, solo per citarne alcuni dei più famosi.  C’è da dire che non è questa la particolarità che allontana Orchidee dall’essere considerato un disco strettamente hip-hop (l’esperimento dei beat infatti era da anni già più che riuscito in America), ma ci sono altri fattori che deviano dalla norma. In primis le produzioni affidate a Marco Oliva e Tommaso Collivi ( anche quest’ultimo Calibro 35) che pur mantenendo una base prettamente hip-hop lasciano comunque intravedere la contaminazione da u panorama musicale diverso. La seconda caratteristica invece riguarda proprio il cantato di Ghemon che non si limita più soltanto a intonare ritornelli più melodici, come era stato in passato, ma a cantare su tutta la traccia fino ad arrivare a un pezzo come Veleno, in cui il rap non c’è proprio.

Analizzando il disco track by track troviamo subito il singolo “Adesso sono qui”, nonché primo pezzo scritto per l’album che fa un po’ da manifesto programmatico per il “new Ghemon”. Con lo sguardo sempre concentrato il cantante è a metà tra il mondo personale di Gianluca e quello artistico di Ghemon, realtà che si compenetrano e che possono creare malinconia (Fuoriluogo ovunque) oppure orgoglio per ciò che si è costruito (Nessuno vale quanto te) accompagnato dall’ansia di fare qualcosa di nuovo (L’ultima linea). Più generalmente al centro dei brani c’è sempre una certa introspezione che a volte si sofferma sull’amore (Crimine, Da lei), altre volte su abitudini e rapporti con gli altri (Quando imparerò, Il mostro, Smetti di parlare). Alcuni brani sembrano scritti guardandosi intorno, anche con una punta d’amaro (Tutto sbagliato, Ogni benedetto giorno), oppure descrizioni di un pomeriggio di noia (Pomeriggi svogliati).

 

Ma riprendendo quello che abbiamo detto all’inizio, quali sono gli “spunti” presenti in questo disco trasformatisi in certezze? Orchidee sembra essere il disco della liberazione di Ghemon che finalmente è riuscito a fare quello che effettivamente gli piace, quello che ha sempre voluto dopo un lungo periodo di crisi. Non a caso in PTS pt.2 diceva “Non ho mai sopportato l’idea di stare fermo, in coda nella stessa fila in eterno” e se quel pezzo preannunciava tanti cambiamenti che poi ci sarebbero stati, questa frase nello specifico rappresenta la maturazione dell’idea di creare proprio l’album Orchidee. Il rapper avellinese ha raggiunto ora una nuova fase in cui è più libero di esprimersi ed in cui è la sua musica a farla da padrona, completamente slegata a canoni già fissati e a cliché ai quali attenersi. Un assaggio di ciò che potrà riservarci in futuro possiamo averlo già dai suoi live che portano sul palco questa evoluzione e questa ricerca di nuovi modi di comunicare al pubblico, senza far dimenticare ai più appassioanti che sul palco c’è  sempre e comunque un Mc che rappa e peraltro benissimo. In Orchidee di rap ce n’è tanto, di soul e blues anche. La bella musica non manca. E va benissimo così.

Tracklist

  1. Adesso sono qui – 4:06
  2. Quando imparerò – 3:26
  3. Da lei (Con lo scudo e la spada) – 3:35
  4. Fuoriluogo ovunque – 3:53
  5. Il mostro – 4:00
  6. Smetti di parlare – 3:44
  7. Tutto sbagliato – 4:00
  8. Nessuno vale quanto te – 3:58
  9. Ogni benedetto giorno – 3:17
  10. Crimine – 4:05
  11. Pomeriggi svogliati – 3:04
  12. Veleno – 3:09
  13. L’ultima linea – 3:18

 

Corrado Tesauro

BOOK REVIEW / La profezia di Clementino è il primo libro per il rapper

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Da rapper a profeta: esce il 5 novembre “La profezia di Clementino”, primo libro per l’artista che ha deciso di mettere nero su bianco le sue emozioni in un racconto autobiografico, il quale sarà pubblicato a giorni dalla nota casa editrice Rizzoli.

“Quel che ho sognato tra Sud e rap” è l’emblematico sottotitolo del libro. Un libro in cui il tema del sogno, del Sud e del rap diventano predominanti per auto-raccontarsi. Perché Cleme è un cantante che, nonostante la fama, non dimentica le sue radici a cui è legato in maniera viscerale. Come racconta tra le pagine del testo non potrebbe mai rinunciare ai lunghissimi pranzi domenicali in compagnia dei suoi infiniti parenti. Le sue origini, la famiglia ed il contesto da cui proviene gli hanno permesso di essere oggi il personaggio famoso che è diventato. Iena White infatti nel libro e nei suoi brani musicali, non si descrive mai come quello che non è. Non racconta della Campania, sua regione natale, in chiave gangsta, ma in maniera vera e cioè facendo trasparire le ombre, ma anche le luci del suo territorio. Non ci narra di un passato tormentato in una famiglia dilaniata, ma di quanto sia fortunato a nascere in una famiglia del meridione dove sono ancora preservati al suo interno antichi valori e tradizioni. Nonché di quanto sia un’ispirazione essere figlio d’arte. Non a caso i suoi genitori sono entrambi attori teatrali ed il fratello ha un complesso blues/funk: tutte influenze presenti nella sua personalità artistica.

Il sogno di volare come il “Gabbiano Jonathan” (protagonista del libro preferito del rapper, peraltro tra i pochissimi che confessa di aver letto) in cerca della libertà e del riscatto personale è una costante sempre presente nella giovinezza di Clemente. Alla fine quel ragazzo che metteva i dischi, “sparava” strofe come una mitraglietta e viaggiava convulsivamente in treni regionali su e giù per la Penisola cercando di vincere le battle di freestyle e di ottenere il rispetto dell’ambiente, riesce a sfondare. Il giovane su cui nessuno avrebbe scommesso del Rione Gescal di Cimitile, cresciuto per strada tra i palazzoni grigi, tra alienazione e monotonia che soltanto un piccolo paesino di provincia dimenticato anche da Dio può darti, una volta che spiega le ali si trasforma in una stella dei riflettori. L’anonimo Clemente Maccaro lascia il posto a Clementino e a Iena White, i suoi alter-ego musicali.

Non è facile gestire il successo improvviso che ti travolge, non lo è per niente. A volte essere una celebrità, l’idolo di tanti ragazzini che pendono dalle tue labbra rappresenta una responsabilità ardua da sostenere. E questo peso è ancora più difficile da trascinare quando devi farlo interamente da solo e confondendoti tra le tue tante identità.

La vita frenetica, le notti senza sonno, l’ansia di salire sul palcoscenico, l’adrenalina dei live ed il tifo dei fans,il non avere più una privacy, l’essere riconosciuto per strada, scattare ogni giorno innumerevoli foto, vittorie, sconfitte, le polemiche e le speculazioni sono solo alcune delle componenti che caratterizzano l’esistenza di una Rapstar.

Gli amici cambiano, le situazioni pure. Sbandarsi e lasciarsi prendere dal richiamo di brutte strade è possibile conducendo questo determinato stile di vita. Specie nei primi tempi. Ma Cleme riesce ad uscirsene dimostrando una forza continua. La stessa tenacia che, durante la sua lunga gavetta, ha fatto si che andasse sempre avanti, oltre le delusioni e sdrammatizzando i brutti momenti con una risata. Tutto questo viene raccontato nel libro.

Il teatrante Mc ha imparato a recitare sul palco e a dominarlo, a mettere espressione e interpretazione in ogni suo contributo. Da rapper ad attore cinematografico, da concorrente di reality show a scrittore novello Clementino sdogana gli schemi classici del genere riuscendo a diventare mainstream attraverso un brano in lingua napoletana e sul tema dell’emigrazione da Sud a Nord come “O vient”.

Apre inoltre le gabbie ideologiche incoronandosi artista a 360 gradi. Come diceva nel vecchio testo di “Lettera al telefono”, brano feat. Oprot contenuto nel suo primo cd del 2006 NapoliManicomio:

“Je pe m’addifennere ra vita so’ costrett a fa ‘o Pullecenella int’a nu teatro, ma pure miezo a via… 

So’ costrett a purtà 7000 maschere diverse p’ m fa capì…”

E con le sue settemila maschere: da Eduardo a San Gennaro, da Pulcinella alla caricatura di Fedez, da poliziotto in una fiction a boss mafioso per “All night Long”, Clementino è arrivato dritto al cuore di molti.

Ogni incontro, ogni conoscenza, ogni esperienza costituisce un fattore insostituibile nella sua vita e fondamentale per arrivare a scrivere questo libro. Lui che ha stretto la mano al suo Dio del calcio Maradona, lui che ha recitato con Siani, lui che ha aperto il concerto in Salento al suo mito hip-hop americano Snoop Dogg, lui che ha vinto il disco d’oro inorgogliendo un territorio tanto grigio come la Terra dei Fuochi, ha avuto come soddisfazione più grande quella di stringere un rapporto d’affetto e professionale col grande Pino Daniele. Un intero capitolo “Fai buon viaggio” è dedicato al suo maestro con cui spesso ha duettato dividendo lo stesso palco.

Come già sapevamo da luglio grazie a una precedente intervista rilasciata da Clementino su Identità Insorgenti, nel libro viene svelato che “Da che parte stai” non è l’unico singolo scritto a quattro mani col suo zio morale Pino, ma c’è anche un’altra canzone composta insieme che parla d’amore: “Attraverso le parole”.

Insomma solo tre giorni e potremo assistere all’esordio di Clemente nella nuova veste di scrittore: d’altronde questo è un periodo in cui sembra che il rapper abbia sempre più voglia di scrivere e di non far cadere mai dalle mani la sua brillante penna.

Eugenia Conti

MIRACOLO DI CLEMENTINO / Esce Luna, ispirata al Kalimba di Tony Esposito : generazioni unite dal rap

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Mancano solo 18 giorni per gridare al “Miracolo”. Si chiamerà così il nuovo doppio cd di Clementino in uscita il 28 aprile nei migliori negozi di dischi e store digitali. Disponibile in versione standard di 14 tracce e in quella deluxe di addirittura 28, “Miracolo” fa venire subito in mente la celebre gag di Massimo Troisi e Lello Arena tratto dal film cult “Ricomincio da tre”. “Esiste ‘o miracolo miracolo e ‘o miracolo sulamente”, affermava in quella scena l’indimenticabile attore di San Giorgio a Cremano simbolo della nostra identità.

Tra pochissimo potremo renderci conto di che tipo di prodigio caratterizzi il prossimo album del rapper nolano e di quanto possa considerarsi degno del suo titolo. Oggi invece si potrà ascoltare in tutte le radio il singolo “Luna”, terzo estratto da “Miracolo” e di cui possiamo vedere il trailer in attesa che esca il videoclip girato ad Ibiza la settimana prossima. Prodotto dal suo veterano dj Tayone, il singolo è un campionamento della famosissima canzone degli anni ’80 “Kalimba di Luna” del cantautore partenopeo Toni Esposito. Successo molto noto anche per aver vinto il “Disco per l’estate” del 1984.

Ma veniamo alla tracklist e ai featuring:

          MIRACOLO CD 1

  1. Lo strano caso di Iena White
  2. Strade superstar
  3. Cos cos cos
  4. Da che parte stai? feat. Pino Daniele
  5. Voceanima
  6. Fumo
  7. El senor
  8. Luna
  9. Oracolo del sud feat. Mama Marjas & Boomdabash
  10. Notte
  11. Sotto le stelle
  12. Inchiostro
  13. Solo un giorno nel quartiere feat. TheRivati
  14. Selvaggi feat. James Senese

          MIRACOLO CD 2 JAM!

  1. Boom feat. Guè Pequeno & Fabri Fibra
  2. Dal centro all’hinterland feat. Marracash & Noyz Narcos
  3. Top Player feat. Salmo
  4. Ghiacciai feat. Ntò
  5. Woodstock feat. Rocco Hunt
  6. Electro cage feat. Gemitaiz & MadMan
  7. Spari di parole feat. Ensi & Francesco Paura
  8. Spiriti & show feat. Coez & Luchè
  9. Obbe feat. Sangue Mostro
  10. È tritolo feat. Mouri
  11. Giordano Bruno feat. Rame
  12. L’oro di Napoli feat. Op Rot of Ganjafarm
  13. Profumo di strada feat. Tonico ’70, Patto MC & Morfuco
  14. Messaggeri del Vesuvio II

Come avevamo preannunciato il disco 1 dalla copertina rossa è già contraddistinto dall’unicità perché vanta la collaborazione con il grande Pino Daniele nel brano “Da che parte stai?”, realizzata pochi giorni prima che quest’ultimo venisse a mancare e che affronta la tematica della guerra e dei conflitti armati. Clemente ha quindi l’onore e il dovere di donare al pubblico l’ultima composizione del nostro Blues Man, di cui soprattutto i fans napoletani non sono ancora in grado di accettarne la morte. Altro importante sodalizio artistico è quello col maestro “James Senese”. Non è un caso che l’Mc abbia dato molta rilevanza a Napoli Centrale e alla musica creata da quel gruppo che in un certo qual modo è stato predecessore del movimento Hip hop partenopeo. Senza le sonorità funk e blues dell’epoca oggi non ci sarebbero state neanche le basi perché il rap divenisse un fenomeno così diffuso. Per migliorare nel futuro c’è bisogno di apprendere dal passato e di conoscere la propria storia e la missione del nuovo progetto discografico della Iena è proprio quella di aumentare la consapevolezza musicale anche tra i suoi supporters più giovani. Infine nella standard version troviamo spazio per guests dalla Puglia come la tarantina Mama Marjas e i salentini BoomdaBash nonché per la band emergente dei “The Rivati”, sempre più popolare nelle zone di Napoli e provincia. “Miracolo 2″ dalla copertina blu invece è una jam con parecchi dei rappers più famosi del panorama attuale. Clementino ha privilegiato quasi tutti colleghi della sua Terra: da Rocco Hunt ai Sangue Mostro, dai salernitani Patto Mc e Tonico 70 al suo compaesano Rametto. Tanto che ha sentito il bisogno di concludere il disco con “Messaggeri del Vesuvio II”, seconda parte di una bonus-track presente nel suo precedente lavoro “Mea Culpa” e su cui si intrecceranno nuovamente sul beat i maggiori esponenti campani del genere. Sul web sono già disponibili due videoclip: “Lo strano caso di Iena White”, di stampo autobiografico e girato interamente nel cuore del centro storico napoletano a Via dei Tribunali e “Strade superstar”, brano che mette a paragone due culle dell’hip hop nazionale e internazionale come Napoli e New York City e le cui riprese sono state effettuate direttamente nella Grande Mela.

Eugenia Conti

INTERVIEW WITH ROCCO HUNT / "Il sole tra i palazzi: dopo il libro ecco il videoclip"

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Non è notizia di oggi che Rocco Hunt sia diventato anche scrittore. Il Poeta Urbano dopo la vittoria di Sanremo Giovani grazie al suo brano “Nu juorno buono” dedicato alla Terra dei fuochi e il grande successo del suo album “A verità” ha deciso di utilizzare la penna non solo per scrivere versi, ma per pubblicare il suo primo libro. E così lo scorso dicembre è uscito “Il sole tra i palazzi”, un racconto dai risvolti autobiografici ma che partendo dall’esperienza personale ha come scopo fondamentale quello di narrare la città natale dell’autore, Salerno, e i disagi che i ragazzi come lui si trovano ad affrontare quotidianamente. La settimana prossima invece sarà disponibile su Youtube il singolo “Il sole tra i palazzi”, sempre ispirato al libro e interamente girato nei campetti dei salesiani di Salerno. Rocco da rapper a scrittore si racconta per noi in attesa che il suo ultimo disco uscito esattamente il 25 marzo dell’anno scorso da d’oro diventi di platino. Mancano solo 900 copie per raggiungere il traguardo.

Rocco perché “Il sole tra i palazzi” e come mai hai deciso di scriverlo?

“Il sole tra i palazzi” è un libro autobiografico ma a stampo giornalistico, tanto è che al suo interno ci sono degli studi e delle inserzioni del giornalista partenopeo Federico Vacalebre. Le sue pagine parlano del cambiamento della mia vita, ma ho deciso di scriverlo soprattutto perché volevo essere la voce di tutti i ragazzi che come me vengono dalla periferia e vedono il sole di striscio attraverso orrendi palazzoni. Volevo descrivere e far conoscere quei contesti in cui è più facile accorgersi del grigiore piuttosto che lasciarsi incantare da un raggio di sole o da un po’ di colore. Anche perché spesso da noi i giovani, a causa delle difficoltà giornaliere, tendono a camminare a testa bassa e neanche rivolgono lo sguardo al cielo. Attraverso la mia esperienza volevo che i miei coetanei lo leggessero, si rispecchiassero in me e di conseguenza fossero spronati a sorridere e a fare qualcosa per riscattare il territorio. E ad alzare la testa.

In che modo è possibile far si che questo raggio di sole possa prevalere su tutto il grigiore e i problemi dei ragazzi del Sud?

Sicuramente attraverso le eccellenze e i talenti del Sud che fortunatamente sono ancora numerosi nonostante la situazione sia molto più drammatica rispetto ad altre zone di Italia. Dobbiamo puntare sull’impegno delle nuove generazioni per la rivalutazione del territorio.

L’impegno sul territorio dovrebbe essere la prerogativa anche di un rapper. Tu ad esempio hai vinto Sanremo giovani con un brano che parla della Terra dei fuochi. Perché è importante parlarne?

Ritengo che sia utile e importantissimo parlarne ma che non tutti possano farlo. Infatti non tutti hanno l’attendibilità e l’approccio giusto per potersi avvicinare a certe questioni. Sicuramente l’hip hop è un genere musicale che viene dalla denuncia dal basso e credo che ogni rapper del Sud dovrebbe utilizzare il rap come rivalsa sociale per poter essere credibile. Solo chi viene dalle nostre periferie può affrontare determinate tematiche: non chi si spaccia di essere di strada, ma non sa nemmeno cosa questa sia. Non a caso il mio gesto di portare a Sanremo un testo che raccontasse la vicenda della Terra dei fuochi è stato dettato da un bisogno esistenziale. Qui abbiamo il mare, il sole, il caffè ma abbiamo un territorio devastato dove tra l’altro mancano le industrie e non si crea economia.

Questa disparità tra le due parti del Paese è sottolineata anche nella title-track “A verità”. Che verità vuoi svelare tra le righe e in quanti pensi l’abbiano recepita?

‘A verità è un altro testo di denuncia in cui difendo il Sud. Attacco le istituzioni per quanto riguarda l’istruzione, le “scuole fracide”, le strutture, i trasporti, le industrie, l’immondizia nel Meridione. Nonostante tutto, però, non potranno mai toglierci l’arte. Lo Stato quaggiù ci ha abbandonato e per questo aggiungo: “Pe’ mme n’esiste Italia fino a quando esiste ‘a Padania, nun è ca so razzista so mill’anne ca so schiavo,  a gente nun c’a fa cchiù a piglià solo batoste, ‘A colpa è a vosta: nun credimmo dint’a bandiera verde bianca e rossa!“. Nel ritornello cantato dal maestro Avitabile poi viene accusato l’uomo in generale che sta distruggendo la natura, sta abbattendo il polmone verde della Terra, gli alberi, per creare i fogli di carta sui quali poi i vincitori scriveranno la storia a modo loro.

Fin da quando eri solo un ragazzino hai cercato di dire la verità scrivendo anche brani anti-sistemici come “L’occhio del massone”. Il Rocco di oggi continuerà a dire la sua senza censure e condizionamenti?

Quello che ero mi ha portato ad essere ciò che sono oggi e lo porterò sempre con me. Ovviamente sono cresciuto e ho voglia di sperimentare e di affrontare temi nuovi, ma resto sempre lo stesso. L’unico cambiamento è dovuto alla mia maturità personale ed artistica avvenuta soprattutto grazie agli insegnamenti dei miei maestri tra cui in primis annovero Pino Daniele. L’hip-hop non è solo scrivere versi anti-sistemici e rappare, ma è una cultura da diffondere. Personalmente ho portato il mio rap nelle carceri piuttosto che nei reparti oncologici degli ospedali. Dunque abbiamo divulgato questa musica a una fascia di utenti che ascoltava tutt’altro o addirittura proprio niente. A prescindere dal disco d’oro che attendiamo diventi di platino, per me è questo il vero compito di un Mc”.

Eugenia Conti