JOVINE PORTRAIT : Un Napulitan cittadino del Mondo che combatte ogni male col reggae ed una piantina sul suo davanzale

13516341_10153751160096395_2704186848752285958_n

(Photo Credits by Drop – Jovine at Newroz Festival 2016 in Napoli)

Abbiamo incontrato nel bellissimo sito archeologico del Tempio di Serapide a Pozzuoli il portavoce del reggae made in Naples ovvero Jovine. Il suo brano “Napulitan” è ormai un vero e proprio canto di vittoria sul territorio. Ad esempio è diventato l’inno ufficiale della squadra multietnica Afro-Napoli United composta da napoletani e da immigrati e che quest’anno ha ottenuto l’ennesima promozione, nonché il singolo scelto dall’attuale sindaco di Napoli Luigi De Magistris per la sua campagna elettorale. Nonostante il successo Valerio non ha mai cambiato mentalità e stile di vita.

13592315_10153759461951395_647170200452640786_n

Innamorato di ogni angolo di Napoli, crede nel valore e nei messaggi che trasmette il reggae, genere musicale che è riuscito a far amare alla gente nonostante non sia quello maggiormente ascoltato nella sua città, nella liberalizzazione della canapa per i mille scopi a cui essa può servire, nell’importanza della famiglia  dal momento che oltre a fare l’artista Valerio è anche un papà a tempo pieno, nell’essere cittadino del Mondo senza mai dimenticare la propria Terra e nella potenza della musica.

(Guarda la video intervista)


Intervista : Eugenia Conti
Riprese e montaggio : Incolore Communication

INTERVIEW WITH DOPE ONE : "Vi presento Dopera, mio primo album da solista"

dopera

Ieri è uscito “Dopera”: primo disco solista di Dope One, crudo e verace come la sua Napoli. Dopo un lungo percorso di formazione fatto di battle, freestyle, scritte sui muri, esperienze di periferia e jam session in giro per la Campania, Dope One, al secolo Ivan Rovati, è arrivato a suonare in giro per l’Italia e a dividere il palco con grandi artisti tra i quali i 99 Posse e Clementino. Ora il “figlio della strada” è pronto per presentare al pubblico un lavoro maturo e curato in ogni minimo particolare. Dal basso, con umiltà e senza mai vendersi a nessuna grande major il rapper ha ottenuto, step by step, la stima di tutti i suoi colleghi e maestri nonché un seguito di fans sempre crescente.

“Cantare un pezzo in collaborazione con i 99 Posse per me è un sogno che si realizza. Da supporter dei miei idoli oggi sono diventato parte integrante della loro famiglia”, ci confida quando gli chiediamo a quale brano di questo progetto sia più legato. Ma non saranno solo ‘O Zulù e Co. ad impreziosire il tutto. L’album si presenta ricco di validissimi featuring sia al microfono che alle produzioni.

Incontriamo Ivan nella sede dell’etichetta indipendente partenopea “Jesce Sole” per intervistarlo. Da napoletano doc ci accoglie in studio con un ottimo caffè zuccherato con la sua solita genuinità e solarità. Entrare in empatia con lui è facile e così Dope One riesce a farci vivere attraverso le sue parole la passione innata che prova da sempre per l’ hip-hop. Quello reale però. Quello fatto di impegno e attaccamento al territorio. Quello professato da Afrika Bambaataa.Quello che non rappresenta erroneamente un mero genere musicale, ma una cultura vera e propria con messaggi e valori da rispettare. Hip hop, no pop!

Ivan presentaci la tua “Dopera d’arte”…

“Dopera” è un cd fatto di versi molto intensi che vengono dal profondo della mia anima e del mio cuore. Tematica predominante è la denuncia sociale, per me importantissima fin dall’inizio della mia carriera. Interessante anche la serie di collaborazioni presenti nel disco sia come beat che come cantati. Invece l’etichetta musicale che ho scelto e a cui mi sono affidato completamente è la label napoletana “Jesce sole”.

Una frase per descriverci ogni traccia del tuo disco…

1. CELEBRATION feat. Wena (Prod. by Fid Mella)- E’ una celebrazione alla vita per eliminare i pensieri negativi.

2. ‘E MMAN ME FRIEN (Prod. by Dj Apoc)- Il titolo è un modo di dire partenopeo che indica quando ti prudono le mani. Le avversità e le difficoltà giornaliere possono portare questo prurito e racconto mie esperienze personali.

3. SVEGLIATI (Prod. by Ice One)- Descrivo la mia visione sul rap e sulla società ed incito tutti ad aprire gli occhi.

4. VIRTU’ CARDINALE (Prod. by BreakStarr)- La mia virtù cardinale è stata non arrendermi. Il messaggio è che non bisogna fermarsi mai qualsiasi cosa accada.

5. CAPOEIRAP (skit)- In questa skit-track assieme al gruppo di capoeira Vulcao faccio un paragone tra questa musica e il rap perché entrambi generi che esprimono ribellione e denuncia. La prima nata dagli schiavi portoghesi, il secondo dai ghetti e dagli emarginati di New York.

6. MOOD DESIGNER feat. Sangue Mostro (Prod. by Frank Sativa)- Similitudine tra l’Mc e il designer. Noi siamo gli architetti del beat.

7. I.O. (Prod. by Oluwong)- Parla semplicemente di me e della mia identità.

8. RIPERCUSSIONI (Prod. by Frank Sativa)- Affronta il tema dei pregiudizi e delle ripercussioni che ha dovuto subire il popolo napoletano nel corso della storia. In questo brano sicuramente esplode la mia anima meridionalista.

9. NO POLITICIAN feat. Clementino- intro Noyz Narcos (Prod. by Nazo)- Il titolo vuole richiamare lo slang del patwa jamaicano. Siamo contro le forze dell’ordine: “Babilonia”. E i politici di questo Sistema non ci servono affatto.

10. ELETTROSHOCK feat. A67- Dedicato in primis a Stefano Cucchi, ma anche a Davide Bifolco e a tutte le altre vittime dello Stato morte per mano della polizia.

11. ESAME (Prod. by Dj Impro)- Pezzo più solare del disco. La nostra vita è un esame costante da quando apriamo gli occhi a quando li chiudiamo per andare a letto. Nessuno ci regala niente e quindi c’è uno stress positivo quotidiano per andare avanti. Ogni nuovo giorno è come se fosse una vera e propria sfida.

12. MUSIC BY STAMINA feat. Musteeno (Prod. by Sonakine)- La musica è in me in maniera staminale. E’ come se facesse da anello tra i miei organi, il mio sangue, le mie ossa. La sento fin dentro al midollo ed è la colonna portante del mio essere.

13. NON TOCCARE IL CANE feat. Dario Sansone dei Foja (Prod. by Oluwong)- Se si prova a toccare un cane quando sta mangiando dalla scodella ti ringhia o ti tira addirittura un morso. La metafora che ho voluto fare è che il cane arrabbiato sono io e devo difendermi da chi mi vuole togliere ciò che mi sono guadagnato.

14. RINT’ A ST’ANEMA (Prod. by Ciccio Merolla)- Viaggio introspettivo che parla dall’amore.

15. LIBERTAD feat. 99 Posse- Canzone bella, forte, incisiva. Nel mondo non vorremmo più schiavi. Siamo nati tutti liberi. Grande esempio di integrazione è Napoli. Nel centro storico partenopeo c’è un meltin’ pot di colori, razze e sapori. Ad esempio i profumi della cucina Sri-lankese si mescolano armonicamente a quelli del ragù tradizionale.

16. YOUR WISH feat Valerio Jovine (Prod. by The Essence)- Momento di riflessione in cui medito e faccio meditare su cosa realmente vogliamo a livello spirituale. Anche chi materialmente possiede tutto può essere depresso. E’ un inno ad essere forti in ogni momento e a combattere per poter far avverare i propri desideri.

17. RING DI ALARM (Prod. by BeatMates)- E’ un rifacimento dell’omonima canzone di Tenor Saw. Mi sono immaginato come il pompiere dell’Hip hop. Noi Mc’s dovremmo suonare l’allarme e spegnere i fuochi di paglia della vita. Chi fa il rapper ha una grande responsabilità: deve essere migliore per portare la massa a progredire.

Hai scelto un’etichetta indipendente e per di più partenopea. Perché Dope One non può accettare le proposte delle grandi major nazionali della discografia?

Ho ricevuto qualche proposta dalle major discografiche italiane, ma non mi interessano. Preferisco essere totalmente libero di dire la mia e prediligere una realtà locale, un’etichetta della mia Terra. Sono un rapper con dei princìpi. Mi sento diverso da quelli che parlano solo di soldi, donne e macchinoni di lusso. I miei valori li ho dentro da quando ero piccolo. Sono cresciuto in strada e questa insieme al rap mi ha reso ancora più sensibile. Infatti racconto spesso le vere storie che succedono nelle vie della mia città, Napoli, e non potrei omettere nulla dai miei rap. Quando ho incontrato la “Jesce Sole” ho deciso di farmi produrre da questo team perché c’è stata fratellanza a prima vista, mi sono sentito a casa e compreso umanamente ed artisticamente. Ma soprattutto perché Done One nei suoi testi non si censurerà mai.

I tuoi testi sono ideologizzati in qualche senso? In una nostra precedente intervista hai dichiarato che la tua unica politica è l’hip hop. Confermi?

Si. Per quanto sia ovviamente più tendente verso un’ideologia di sinistra ritengo che attualmente si sia snaturata e non sia utile a risolvere i problemi concreti . Vorrei solo che si abbattessero le disuguaglianze, le differenze di razza, sesso e classi sociali. Quindi continuo a sostenere che la mia unica fazione è l’hip hop ed i miei “ministri” restano Afrika Bambaataa e Zulu Nation. Politicamente ho lo stesso punto di vista di un verdumaio di Forcella che alla domanda “Quale partito hai votato alle elezioni?” ti risponderebbe “Nessuno perché tanto nessuno si interessa di me”. Il rap invece può essere importante in difesa del territorio contro l’indifferenza dello Stato.

Critichi la scena hip-hop attuale di troppa superficialità in merito?

Più che altro invito tutti a capire realmente cosa sia l’hip-hop. Quando ho iniziato non c’erano tutti questi canali come facebook e i social network. Per apprenderne l’essenza bisognava andare a comprare i dischi nei negozi o dei giornali cartacei specifici. Oggi invece che ci sono molti più mezzi a disposizione per informarsi paradossalmente le basi della cultura hip-hop si stanno perdendo. Non c’è consapevolezza. Prima di essere rapper, bisogna imparare ad essere uomini. E’ facile diventare un personaggio, ma ciò che è fondamentale è avere e mantenere una propria identità. Senza dimenticare che l’hip hop è solidarietà col prossimo, aiutare la propria gente, generare bene, avere il coraggio di restare sul territorio anche se al Nord c’è più lavoro e vengono offerte maggiori opportunità. Se teniamo duro e noi artisti del posto diamo una mano a far crescere le industrie musicali della nostra città potrà arrivare il giorno in cui verranno dal Nord a farsi produrre qua e non sempre il contrario. Abbiamo talenti e tante eccellenze che devono lottare sul campo senza abbandonarlo alla prima occasione. Intanto acquistate il cd e Stay Dope!

Eugenia Conti

INTERVIEW WITH JOVINE : "Porto il Napulitan Reggae a teatro"

valerio-jovine-con-like-a-virgin-a-the-voice-of-italy-2

Valerio Jovine, voce e anima dell’omonima band, figlio della scuola 99 Posse e fratello minore dello storico bassista Massimo, già da giovanissimo ha da sempre seguito certi ideali di vita. Esplosivo e prorompente come il suo Vesuvio, è reduce dal programma televisivo the Voice in cui ha toccato il cuore di milioni di spettatori ed ha in progetto un nuovo disco che uscirà nel 2015.

“Per quanto riguarda the Voice il mio obiettivo era quello di portare il reggae nelle case di tutti attraverso il grande schermo e penso di esserci riuscito”, ci dichiara quando gli chiediamo la ragione per la quale è andato in tv cantando un genere solitamente estraneo a certi salotti. Una scelta particolare quella di Valerio a The voice, almeno quanto quella di portare lo stesso genere in teatro nello spettacolo “Napulitan a Teatro” tenutosi al Bolivar. Due ore di live in cui viene accompagnato da strumenti come il pianoforte, la tromba, la batteria, la chitarra, il basso e in cui riarrangia tanti suoi brani in versione inedita. Come ospiti on the stage l’amico fraterno Dope One Mc, con cui ripropone “Napl sona” in versione acustica, e La Pankina Krew, giovanissimo trio hip-hop di Ponticelli. La special guest invece è sua figlia Emma di soli undici mesi che il cantante prende in braccio per dedicarle la canzone “Vedrò vedrai”. C’è spazio anche per rivisitazioni di canzoni celebri di Rino Gaetano, Gino Paoli e Madonna interpretate in chiave reggae. Lo show è coinvolgente e la spiccata simpatia di Valerio fa il resto. Non a caso a metà spettacolo tutti i presenti si alzano dai propri posti a sedere e cominciano a ballare. Incontriamo Valerio nel back stage non appena terminato il suo live.

 

Valerio soddisfatto del tuo show “Napulitan a teatro”?

Certo, ho trascorso due ore incredibili col mio pubblico. Ma non è stato facile perché era la prima volta che un mio live si teneva all’interno di un teatro. In genere i ragazzi ai miei concerti ballano scatenati come se si trovassero in una dance-hall. L’impresa ardua  è stata quella di rendere lo spettacolo visibile e interessante per tutti e non solo per la fascia più giovane dei miei fans. E’ stato bello vedere seduti nelle prime file i miei genitori con la mia piccola Emma: così non ho resistito e l’ho portata sul palco. Insomma, è stata l’ennesima dimostrazione che il reggae è una musica adattabile ad ogni contesto ed ascoltabile da ogni orecchio.

 

E’ per dimostrare questo che hai partecipato al programma The Voice su Rai 2?

Come giustamente dicevi l’ideologia della musica reggae tende ad essere poco compatibile con i salotti della tv ed è potuto sembrare incoerente che un musicista cresciuto nella 99 Posse family partecipasse a un talent show sulla Rai. Il mio scopo invece era quello di portare il mio stile e la mia musica alle masse. Quindi quel programma non ha rappresentato una rinuncia ai miei principi ed un allineamento al Sistema, ma l’opposto: si è trattato di utilizzare i loro mezzi di diffusione per trasmettere le giuste vibrazioni agli italiani. Comunque l’esperienza è stata molto bella, J-Ax è un grande e da lui ho tanto da imparare, e nonostante tutto oggi sono sempre nella mia Napoli con l’orgoglio immenso di essere Napulitan.

 

Nel tuo conosciutissimo brano “Napulitan” dici di essere profondamente attaccato alla tua identità, ma ti definisci anche cittadino del mondo. Questa non potrebbe apparire una contraddizione in termini?

Assolutamente no. Certamente è insito in me un grande senso di legame con la mia terra e le mie origini, nello stesso tempo trovo che il popolo napoletano sia quello maggiormente idoneo a favorire l’integrazione tra popoli. Noi siamo l’emblema dell’accoglienza della calorosità e indiscutibilmente non siamo xenofobi, ma siamo attratti dal diverso. Per questa ragione ritengo che non ci siano differenze tra un napoletano, un africano o un jamaicano. Specie se il loro cuore è unito dalla passione per la reggae music. Inoltre quando noi partenopei andiamo fuori o ci trasferiamo altrove lo facciamo con grande spirito di adattamento, ci sentiamo cittadini del mondo, ma non dimentichiamo la nostra identità: questa è la qualità che meglio descrive l’indole di tutti noi. “Napulitan” è semplicemente una canzone contro ogni forma di razzismo.

 

Perché restare nella tua città nonostante la popolarità?

Potrei raggiungere qualunque grado di notorietà ma la mia Napoli non la abbandonerei mai. Questa è la mia casa ed ho tutte le persone più importanti della mia esistenza, prima tra tutti la mia adorata figlia. Inoltre attendo il giorno in cui la marijuana verrà legalizzata e potrò coltivarla grazie al fantastico e perfetto clima della città. Sarebbe l’ideale.

 

Oltre a diventare un “ganja-farmer” quali sono i tuoi progetti futuri? (Ridiamo)

Il mio progetto più prossimo è un nuovo disco in uscita per il 2015, ma di cui ancora non posso accennarvi il titolo. Ve lo rivelerò nella prossima intervista. Il primo singolo “Superficiale” però è già stato estratto e potete trovarne il videoclip su Youtube. La traccia è un manifesto contro le apparenze che oggi sembrano il fondamento della nostra società. Il mondo dell’apparire sta facendo perdere  tutti i valori fondamentali del mondo dell’essere e questo fenomeno deve essere combattuto. Il Male della banalità deve essere sconfitto dal Bene assoluto. Il fine del mio album infatti non sarà solo quello di improvvisare parole ed emozioni, di buttare nero sul bianco di un foglio, ma principalmente quello di trasmettere un messaggio che possa aiutare i ragazzi a prendere coscienza, ad interrogarsi  sulle cose per cui valga la pena di lottare, anche per le generazioni future. Il genere sarà vicino al reggae, ma senza “pezzottare” troppo il sound e lo stile dei jamaicani. Ho visto centinaia di quei concerti, seguito con attenzione tutta la scena musicale dell’isola e portato la situazione della dance-hall nella mia città, ma adesso la mia intenzione è quella di unire e sperimentare una pluralità di suoni per creare una musica originale che sia solo mia: uno stile unico firmato Jovine.

 

Eugenia Conti