3° anniversario Officine Tarantine / Nandu Popu : “Vi presento Salento Fuoco e Fumo unplugged show”

 

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Significativa intervista con Nandu Popu realizzata a Taranto da Gege Vibes in occasione  del terzo anniversario d’occupazione delle Officine Tarantine poco prima che desse seguito al suo “Salento fuoco e fumo unplugged show” accompagnato dalla Smoke ‘n’ fire band.

Proprio ieri il leader dei Sud Sound System ha ritirato a Palazzo Montecitorio a Roma il premio “100 eccellenze italiane” insieme ai suoi colleghi Don Rico e Terron Fabio.

Un meritato riconoscimento visto che in particolare Nandu oltre ad essere il cantante reggae che ben conosciamo è anche un sognatore rivoluzionario che milita attivamente sul territorio.

Infatti ci ha fatto capire come le nuove generazioni siano sempre meno disponibili ad accettare compromessi a ribasso come barattare la propria salute con un posto di lavoro qualunque esso sia, come perdere la propria identità sociale e personale, una volta che dimenticati i tradizionali punti di riferimento si scompare in una notte indistinta in cui tutte le vacche sono nere.

E’ questa la direzione verso cui ci spinge il “meraviglioso”, o presunto tale, sistema della globalizzazione mondiale. Sono emblematici i casi drammatici dell’Ilva di Taranto e della centrale a carbone di Cerano.

A tutto ciò si oppongono novelli emuli di Davide contro Golia : i ragazzi di Ammazza che Piazza, Officine Tarantine, No al Carbone, No Tap, Fasano Antirazzista, il Popolo degli Ulivi e altre realtà.

Ed è proprio in questa prospettiva che Nandu ha voluto sottolineare l’importanza dell’anniversario dell’occupazione con uno show  di oltre un’ora e mezza ispirato al suo noto libro che, molto presto diventerà un audio book con la voce narrante dello stesso Popu e il sottofondo della sua fidata band.

Guarda la video intervista :

Intervista e articolo Eugenia Conti

Editing Lucia Rosato

 

Alborosie arriva in tour in Italia con Gentleman e BoomDaBash

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Sta per arrivare da novembre in Italia un tour esclusivo di Alborosie e della sua fidata Schengen Clan Band accompagnati sullo stesso palco dai BoomDaBash e niente poco di meno che da Gentleman.

Jamaica, Italia e Germania uniti in una serie di concerti da tre personalità artistiche di riferimento dell’intero panorama reggae. Ma andiamo ad approfondire.

Queste date sono state chiuse dopo l’uscita dell’album The Rockers che vede la reggae star Alborosie nelle vesti di producer in questo prodotto discografico dedicato esclusivamente al mercato italiano. Rinomatissimi i featuring presenti nel disco : Jovanotti, Giuliano Sangiorgi, Sud Sound System, Caparezza, Elisa, Apres la classe, 99 Posse, Africa Unite, Vacca, BoomdaBash e molti altri. Il 50% del ricavato di The Rockers sarà devoluto alla onlus “Stand up for Jamaica”.

Un progetto quindi anche a scopo benefico, che viene dopo 20 anni di carriera dell’artista siculo, ormai adottato dall’isola giamaicana e che vuole rimarcare quanto egli si sappia confrontare bene con ogni genere di sonorità.

Come accennavamo prima per la sua tournée autunnale Puppa Albo ha scelto Gentleman che, come già da quest’estate, si riproporrà in una chiave molto più dub e la band salentina dei BoomDaBash che da poco hanno vinto un disco d’oro. Con questi ultimi è online anche il video del brano “Hustlers never sleep”, estratto appunto da The Rockers e girato non casualmente nel quartiere popolare Salinella a Taranto. Un singolo dalle sfumature reggae/rootz che tratta le tematiche del rispetto per l’ambiente e per l’ecologia.

 

TUTTE LE DATE:

24.11.16 ROMA (IT) / ATLANTICO LIVE
26.11.16 JESOLO (IT) / PALA ARREX
27.11.16 POTENZA (IT) / QUARTIERE FIERISTICO
29.11.16 FIRENZE (IT) / OBIHALL
01.12.16 TORINO (IT) / TEATRO DELLA CONCORDIA
02.12.16 TREZZO SULL’ ADDA (IT) / LIVE CLUB
03.12.16 BOLOGNA (IT) / ESTRAGON

Eugenia Conti

VIDEO INTERVISTA CON MAMA MARJAS : "Io bianca di pelle, ma nera nell'anima"

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Nello studio dell’etichetta indipendente tarantina Love University Records la regina del Reggae nostrano Mama Marjas si racconta ai microfoni di Gege Vibes dopo l’uscita del suo ultimo album Mama (ottobre 2015). Da sempre nota per il suo timbro di voce reggae Marjas ha deciso di sperimentare in questo nuovo progetto una quantità numerosa di sonorità black: dalla soca del Mali al dembow di Santo Domingo destreggiandosi con abilità in tutti gli stili. “Un’evoluzione, non uno snaturarsi” ha risposto la Queen of Bacchanal a chi l’ha accusata di aver perso completamente la sua essenza artistica con questo cd.

Carmen nella vita e nel lavoro, Maria continua ogni giorno a fare musica indipendente sotto la guida del veterano dj e producer Don Ciccio e a combattere contro i pregiudizi, le ingiustizie ed il mercato musicale totalmente corrotto ed in cui ormai tutto si limita alle views.

Soffermandoci sulle singole tunes ci presenta Mama: un omaggio all’Africa che è la sua mamma spirituale e di conseguenza madre di tutti gli esseri umani. Ci ribadisce quanto nonostante sia bianca di pelle la sua anima sia completamente black. Ci descrive quanto voglia cogliere tutte le sfumature ed i vari sound della musica con matrice nera, la quale dal continente africano si è sviluppata in molte altre aree geografiche del Pianeta. Ad esempio l’anello di congiunzione per quanto riguarda la diffusione delle sonorità africane in America è stato il tragico fenomeno della schiavitù.

Benedicendo le donne, categoria di cui si sente fiera di appartenere, ed amando spasmodicamente la sua Terra pugliese che non lascerà “Mai”, come asserisce nella lirica di questo brano presente in Mama, traccia dopo traccia ci conduce in un viaggio sonoro tra le musiche del Mondo.

Intervista : Eugenia Conti

Riprese : Giorgio Nuzzo

Montaggio : Lucia Rosato

 

INTERVIEW WITH ZAKALICIOUS : "Da Taranto il mio impegno tra note e centri sociali"

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“Famuse pe’ le canzoni soje ‘n dialett tarandine” Zakalicious, al secolo Salvatore Friuli, classe ’77 è uno degli artisti militanti più “old school” di Taranto. Il suo percorso nell’ambito musicale comincia nel lontano ’94 quando quell’anno organizza insieme ai suoi compagni il mega concerto dello storico centro sociale “Città Vecchia” a cui partecipano i 99 Posse, i Bisca, i Negrita e molti altri gruppi di militanza antagonista.

Per ampliare il proprio bagaglio culturale e artistico si trasferisce a Bologna appena diciottenne. Ed è proprio la che avviene l’incontro con la musica reggae e le sue sonorità: Zak partecipa alle prime dancehall e si innamora del genere in tutte le sue sfaccettature. Inizia a partecipare attivamente ad eventi e festival reggae nazionali ed internazionali tra cui il celebre “Rototom Sunsplash” ma dopo le moltissime esperienze sente il bisogno di ritornare a casa, nella sua Taranto per diffondere sempre di più il genere e i messaggi ad esso connessi.

Da cittadino della ex Magna Grecia però comprende che i suoi testi devono essere soprattutto di denuncia per la propria Terra.E dopo 10 anni dall’uscita del suo primo demo “La casa della Parrucca”, su riddim jamaicani e particolarmente ironici, Zakalicious è ancora sulla scena per divertire il pubblico con la sua innata simpatia, ma anche per aumentare la consapevolezza dei ragazzi della città, per promuovere nuovi progetti o per collaborarne in altri. Ma chiediamogli di più.

Partiamo dal principio. Come mai vivendo nella Bologna in fermento degli anni ’90 hai scelto di rientrare nella tua Taranto per consolidare la tua carriera artistica?

Sicuramente l’esperienza di vita a Bologna dall’età di 18 anni ha fatto si che crescessi in un ambiente in pieno fermento sia musicale che soprattutto politico: le occupazioni e la vita comunitaria mi hanno insegnato ad essere ciò che sono, a non fermarmi alle apparenze e a lottare per i miei diritti. Però anche in quel periodo appena possibile fuggivo a Taranto per le feste o per l’estate. Ora che sono tornato qui in pianta stabile sebbene un po’ mi manchi la realtà bolognese (pur essendo oggi molto diversa rispetto a quei tempi) sono contentissimo delle mie scelte. Sono felice di vivere vicino ai miei 3 nipoti, alla mia famiglia e alla mia gente. Diciamo che una serie di vicissitudini mi hanno riportato nella mia amata Taranto e nel bene e nel male sono fiero di essere Tarantino!

Raccontaci una giornata tipo della quotidianità tarantina nel bene e nel male come dici tu. Quanto accusate i danni dell’inquinamento?

Purtoppo le luci e le ombre della città si equivalgono. Quasi tutti sono a conoscenza della nostra realtà perché Taranto è balzata agli onori della cronaca per la questione ILVA. Però molti non sanno che questa non è l’unica fabbrica ad inquinare e a uccidere. Noi Tarantini in primis abbiamo acconsentito che fossero alimentate discariche a cielo aperto che hanno avvelenato le nostre campagne e ancora che fossero sporcati il nostro mare e le nostre spiagge così che l’inciviltà facesse da padrona per molto tempo. Anni e anni di soprusi da parte delle grandi industrie e delle amministrazioni locali hanno permesso che le malattie fossero all’ordine del giorno, che tutti noi avessimo almeno un caso di tumore in famiglia e che gran parte dei nostri bambini nascessero affetti da patologie alle vie respiratorie. Si parla tanto di riconversione ma ai più non è chiaro che per prima cosa dobbiamo essere noi a modificare la nostra mentalità. I semplici cittadini devono capire che e’ importante preservare l’ambiente, specialmente per i loro figli e per le generazioni che verranno. Meno male che qualcosa sta cambiando!

In cosa noti questi cambiamenti e nello specifico come combatte la ciminiere Zakalicious insieme a tutte le varie realtà presenti sul territorio? 

I danni sono molteplici e palesi. Quello che proviamo a fare, insieme agli altri artisti del nostro territorio, è sensibilizzare. Da anni ci battiamo perché Taranto torni in auge a livello turistico come lo era prima della grande industrializzazione. In più ogni settimana andiamo in onda con la nostra RWS Radio Web Sensibile dove trattiamo i temi più vari con il solo intento di scuotere le coscienze dei nostri ascoltatori e di dare in nostro contributo affinché si possa vivere in armonia con noi stessi e ciò che ci circonda.

Hai creato anche un progetto a Taranto chiamato Barber Shop. Di cosa si tratta?

L’associazione Barber Shop è nata anni fa da una mia idea insieme a Paco Dj (con il quale organizziamo le feste sulla spiaggia “Jamaica”), ai Pacefatta e ai Fanciulli Pimpeggianti (due gruppi Hip-Hop nostrani) ed è diretta a portare musica e aggregazione in città. Abbiamo coordinato molte serate fra cui mi piace ricordare il concerto di Moddi, Kaos e Trix e il live del jamaicano Konshens in collaborazione con Kalibandulu, oltre alle innumerevoli feste e dancehall in tutta la provincia.

Non a caso sei uno di coloro che ha portato avanti per anni il centro sociale “Taranto Vecchia” organizzando già grandi concerti dai primi anni ’90. Sei orgoglioso oggi di posti come Le Officine Tarantine o l’Archeotower. Che mutamento vedi nei ragazzi di oggi rispetto alla tua generazione? Noti una maggior militanza e consapevolezza nella tua citta?

Assolutamente si! E’ un piacere vedere che realta’ occupate e autogestite come Archeotower, la Biblioteca Popolare e le Officine Tarantine riescano ad aggregare grazie alle loro attività e laboratori centinaia di persone. Sono diventate ormai un punto di riferimento per i giovani e non solo e quando posso cerco di aderire in prima persona alle loro iniziative. Oggi rispetto a qualche anno fa (altrimenti mi sento vecchio) la partecipazione è aumentata e coloro che una volta erano etichettati come sovversivi, per fortuna, sono visti con un occhio diverso anche dalla cittadinanza e dalle famiglie. Basti prendere ad esempio il gruppo spontaneo di “Ammazza Che Piazza”, che tu stessa hai intervistato, che attraverso le loro azioni di recupero e pulizia degli spazi verdi pubblici si sono guadagnati l’appoggio di numerose persone. Purtroppo nel 2015 l’ignoranza non è del tutto eliminata e c’è ancora chi pensa che i ragazzi del movimento dovrebbero essere perseguiti per ciò che fanno… Che assurdità!

A parte sconfiggere l’inconsapevolezza cosa hai in mente per il futuro? 

Quest’anno ricorre il 10° anniversario de “La Casa Della Parrucca”, il mio primo Demo e vorrei festeggiare degnamente con un bel concerto insieme a tutti coloro che hanno collaborato con me in questi anni. In più sto lavorando al nuovo album, “7” e presto usciranno anche un paio di nuovi singoli per l’estate che seguiranno a “Ghetto Girl” il nuovo videoclip che, come saprai, sta girando sui social da qualche mese. Inoltre mi piacerebbe rimettere su una band come la “Rebel Soul” che mi ha accompagnato lungo il mio percorso artistico e non escludo che a breve ci sara’ un nuovo debutto. Stiamo preparando il nuovo live e gia’ ci sono delle date per il tour estivo…Per maggiori informazioni restate collegati alla mia pagina ufficiale su Facebook. Per il resto un grande abbraccio dal vostro Zakalicious Original Delicious!!!

Eugenia Conti

INTERVIEW WITH MAMA MARJAS / "A lavoro per un nuovo disco mentre a Taranto si combatte ogni giorno"

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La terza edizione del Primo Maggio a Taranto è giunta al termine con grandi numeri: circa 200.000 i partecipanti. In città però ci sono artisti che lottano per la propria Terra 365 giorni all’anno, in prima linea e non soltanto durante quest’occasione. Prima tra tutti l’amazzone pugliese, combattente vera e cantante senza filtri: Mama Marjas.

Originaria di Santeramo in Colle, ma residente a Taranto da diversi anni, Maria rappresenta chi nonostante il grande successo e il riconoscimento a livello nazionale da parte dei maggiori artisti del panorama musicale resta tra la sua gente e per la sua gente.

Possiamo vederla esibirsi a Miami in importanti locali, ma allo stesso tempo trovarla alle Officine Tarantine a chiacchierare e a bere la birra con i suoi fans. Insomma Mama Marjas che viene dal basso non dimentica chi c’è laggiù… E sebbene viva problematiche quotidiane legate all’ambiente non è meno determinata nel voler sconfiggere le ciminiere attraverso le note.

Anche quest’anno in moltissimi, compresa me, l’avremmo voluta e l’abbiamo reclamata sul palco dell’evento tenutosi al Parco delle Mura Archeologiche. Perché chi meglio di lei che la vive ogni giorno può parlarci di Taranto? Del resto la Queen del reggae meridionale lancia messaggi contro l’Ilva già da anni. “Ilva is a killer, music is a star” recita il testo di una sua canzone.

La musica può distruggere le fabbriche e le petroliere. E così la super Mama, al secolo Maria Germinario, fin da piccola innamorata dei ritmi africani e delle sonorità caraibiche ha portato con i suoi brani tanto colore e “Negritude” nel grigio dei vapori e dei fumi della sua città. Orgogliosa di essere una “femmena” del Sud ha sempre preteso rispetto e riconoscimento per il suo sesso.“We ladies”, album realizzato con la sua collega salentina Miss Mykela, è l’esempio lampante che rimarca questo concetto. Le donne sono una benedizione. Dalla personalità grintosa e forte tipica della meridionale doc e dalla voce unica nel suo genere Mama Marjas è stata notata anche dai suoi idoli di sempre: i 99 Posse, i quali talmente colpiti del suo talento hanno deciso la scorsa estate di farsi accompagnare durante il tour da Maria come voce femminile del gruppo.

Al momento l’esplosiva “Regina” è in preparazione del suo nuovo disco di cui uscirà il video del primo singolo estratto di stampo dembow “Poco poco” il prossimo 7 maggio. Anche per questo progetto la sua etichetta sarà sempre quella indipendente tarantina “Love University Records”, fondata assieme a Don Ciccio.

Maria, innanzitutto cosa comporta essere una cantante donna e per di più del Sud oggi: ci vogliono gli attributi?

Significa avere molta determinazione, forza, coraggio e amore per se stesse perché cercheranno sempre di distruggere le tue ambizioni.
Da donne è più difficile affermarsi in ogni campo. Devi dimostrare il triplo per ricevere la metà di quello che riceverà un uomo, anche solo in termini di “visibilità” e riconoscenza.
Partire dal Sud è un’ulteriore difficoltà perché viviamo in una realtà dove è dura condurre la propria vita dignitosamente e onestamente, figuriamoci condurre i propri sogni: è quasi impossibile. Ma dico quasi proprio perché niente è impossibile specie se hai gli attributi che abbiamo citato.

Il sodalizio artistico con i 99 Posse è un altro sogno che si realizza per te?

Sì, è un sogno che si realizza davvero! Diventare la loro “sorellina” per me è stata la conferma del fatto che nella vita la coerenza paga sempre prima o poi!
Sono cresciuta con i loro messaggi. ‘O Zulù e gli altri mi hanno formata come persona tramite i versi della loro musica e adesso faccio parte della famiglia. Per me non può che essere un infinito onore e una prova immensa della “verità” della musica indipendente, della musica fatta per dire qualcosa agli altri, fatta col cuore. E’ stato bellissimo essere con loro sul palco per il “Curre Curre Guaglio’ 2.0 Tour” l’estate scorsa ed un’emozione ancora più grande è stata cantare la nuova versione di “Curre curre guaglio’” che vede la partecipazione mia e di Alborosie. Un “premio” che non dimenticherò mai! Voglio troppo bene ai 99 Posse e li auguro lunga vita!

La coerenza paga. Tu hai dimostrato di averne in grande quantità per più di dieci anni. Quali sono i tuoi messaggi e ideali e perché non potresti mai tradirli?

Il mio ideale di sempre è il rispetto. Se ci pensiamo conseguentemente a questo valore vengono tutti gli altri come l’uguaglianza, l’amore, la fratellanza, l’educazione, la libertà, etc….
Non potrei mai tradire certi messaggi perché fanno parte di me, rappresentano ciò che sono e provo ogni giorno sul palco e al di fuori di esso… Venire meno ai miei principi significherebbe perdere la coerenza e perdere matematicamente anche me stessa.

Quindi quale è la missione della musica di Mama Marjas?

La missione della mia musica è da un lato aggregare le persone facendole sentire “fratelli e sorelle” in ogni parte del pianeta, dall’altro unire le musiche di tutto il mondo. Sempre partendo dal presupposto che il mondo, anche dal punto di vista musicale, abbia avuto inizio dalla Nostra Madre Terra ovvero l’Africa. La musica è il mezzo più bello e armonico per conseguire tali obiettivi. Voglio che un mio concerto lo si viva divertendosi e allo stesso tempo come una “terapia” lunga un paio d’ore in cui bisogna “curarsi” e lasciarsi andare assieme a tutti i fratelli e le sorelle.

Nostante il successo sei rimasta nella tua Puglia in una città forte e difficile come Taranto. Come mai?

Grazie per dirmi che ho successo! E che spesso in una scena così maschilista quasi non me ne accorgo!
Scelgo di rimanere in Puglia perché ho provato a stare fuori per un po’ di anni, ma mi sono resa conto che professionalmente non davo nessuna particolare svolta, lavoravo e facevo concerti come se fossi giù. Magari ero più agevolata logisticamente, ma danneggiata dal punto di vista della qualità della vita.
La Puglia, l’odore e i colori del Mio Sud mi mancavano tantissimo, a tal punto che non riuscivo a vivermela bene… In sostanza “chi me la faceva fare di spendere solo un sacco di soldi tra affitti e spesa per essere più infelice di come stavo giù?”… Ho pensato a quanto si viva con poco nel nostro Meridione e sono ritornata.
Non credo che il posto dove stai faccia il tuo successo o almeno vale per chi non può contare sulla bravura.
Se sei bravo e vali puoi fare la musica e affermarti da qualsiasi parte nel Mondo e in Italia, ma la priorità è la qualità della vita.
E’ chiaro che Taranto per qualità della vita non è proprio il massimo dato che il complesso industriale immenso di questa città ci avvelena e soffoca ogni giorno, ma poi basta andare a fare la spesa a un mercato o fare un salto al mare per capire quanto tutto questo non abbia prezzo. Il Sud è Nostro e dovremmo prenderci la responsabilità di viverci per continuare a lottare. Svuotando le città a causa dei loro problemi non facciamo che arrenderci e non è bello scappare davanti alle responsabilità. Io ho sentito le mie di responsabilità come donna e come artista e visto che vivo di questi messaggi sono rimasta “assùd”.

Raccontaci più nello specifico. Come affronti la quotidianità a Taranto? Come gli artisti possono contribuire a risolvere i problemi della città? In un tuo testo dicevi “Ilva is a killer, music is a star”.

Affronto la quotidianità con coraggio, a testa alta, camminando a fianco di tanti giovani che ormai di una Taranto “così” non ne possono più e hanno capito che l’unico modo per risollevarsi è darsi da fare.
Ormai le Officine Tarantine, l’Archeotower, i ragazzi di Ammazza che Piazza, il Comitato dei Cittadini e lavoratori liberi e pensanti sono ormai le realtà di Taranto e camminando con loro, seguendo le iniziative da esse organizzate sicuramente possiamo già fare tanto. Gente come me, Fido Guido, Zakalicious e moltissimi altri colleghi diamo il nostro contributo ogniqualvolta ce ne sia bisogno… Di certo con le nostri canzoni possiamo fare molto per aprire le menti, aumentare la consapevolezza nei ragazzi di Taranto e in tutta quella gente che a Taranto è stufa di non poter respirare senza la paura di morire.
Assolutamente “Ilva is a killer, music is a star” perché la musica serve ad entrare nelle persone tramite il ballo e l’aggregazione. Anche quest’anno la terza edizione del 1° Maggio, i due concerti annuali di “Ammazza che piazza”, le numerose attività alle Officine Tarantine e all’Archeotower serviranno a mettere la musica in primo piano per ricordarci quali sono le nostre priorità e i nostri diritti divertendoci sempre tutti insieme come fratelli e sorelle.

La tua terra, l’Africa e la Jamaica sono le tue influenze e fonti d’ispirazione maggiori. Quanto sei legata alla tua identità?

L’identità è importantissima se vuoi essere originale perché nessuno nel mondo è te ed è come te! Marjas era la bimba che già da piccina con le treccine suonava le percussioni e ballava fino allo svenimento con sorella e cugine su ogni musica “ballabile”. E’ normale che sia cresciuta così! Sono un’appassionata della musica del mondo e della musica col groove… Il ritmo è la base per me, se non sento il ritmo non riesco a muovermi e quindi a cantare. Addirittura quando scrivo un testo ballo e mi muovo sulla musica per trovare la metrica! Ahahah
Sembra una cosa da pazzi, ma è così…. Gli artisti sono pazzi quando ci mettono il cuore!
E a me quando certi sound arrivano dritti all’anima e la fanno vibrare, vengano essi dalla tradizione popolare, dalla classica, dal Sud Italia, dalla Jamaica o dal Mali significa che si tratta della mia musica o meglio dell’Identità della mia musica.

A proposito della tua musica sei a lavoro di un nuovo disco. Cosa puoi anticiparci?

Si, è un lavoro lunghissimo. Solitamente paragono i dischi ai figli. La gestazione del mio quarto disco mi sembra molto più lunga di quella degli altri. Quindi prevedo “un figlio bello cicciottello”! Ahahah
E’ la prima volta che mi occupo in prima persona della completa formulazione dei brani cioè dalla musica ai testi. Chiaramente credendo nel lavoro di squadra ci sono numerosi musicisti e amici di cui ho moltissima stima che ho coinvolto nell’arrangiamento o anche nella scrittura dei brani.
Il filo conduttore di questo disco è MAMA, intesa come Mama Africa, sottolineando quanto questa abbia contaminato la musica del mondo. La “Mama” Marjas del 2015 invece dopo 11 anni di musica, crescita e sperimentazione è arrivata davvero vicino alla follia. Parlo di me in terza persona perché quasi non riesco a credere di aver concepito un disco così! L’uscita è prevista per il prossimo autunno ma ci sarà già un singolo spumeggiantemente dominicano in giro sul web dal 7 maggio, girato a Taranto sotto la regia della Calibro 9 con la presenza di Alevanille, la più importante Dancehall Queen italiana. Le tematiche del disco saranno come sempre variegate perché ogni musica e beat mi ispirano un tema diverso… Certe cose non le decido mai a tavolino. Questo album sarà un omaggio alla Negritude…Alleluuuuuuuia!

L’etichetta sarà sempre quella indipendente Love University Records. Come mai non hai mai cambiato il team di Don Ciccio e Co. con qualche major nazionale?

La Love University è l’etichetta fondata da Don Ciccio e in cui sono subentrata nel 2009 all’uscita di “B-Lady”, mio primo disco.
Mi piace produrre la musica anche per realizzare i dischi degli artisti che stimo e rispetto. Abbiamo questa label con Don Ciccio in quanto ci piace essere indipendenti e da indipendenti raggiungere alti risultati esclusivamente per merito della qualità della nostra musica. Al momento ci sono un sacco di artisti in Love University: chi in uscita col disco (Francisca, Duppy Rockers e Sud Foundation Kriù) e chi in preparazione (Extrabit, Nikaleo, Miss Mykela, Tahnee e Zire).
Non disdegnerei l’esperienza con una major nazionale, ai tempi di oggi è dura come facilissimo entrare nel mainstream. Da indipendente è molto difficile visto l’identità che caratterizza la propria musica, da partecipante ad un Talent-show è semplicissimo entrare in una grande etichetta, ma significa rinunciare ad avere un’identità del tutto incondizionata. Dato ciò che abbiamo detto finora avrai capito o meglio già sai Eugenia che la seconda strada non mi potrebbe mai appartenere. Quindi dovrei riuscire nella prima strada ovvero avvicinarmi al main-stream mantenendo sempre integra la mia identità musicale… Ma ora non mi interessa. In questa fase della mia carriera continuerò ad essere indipendente, a produrre il mio disco con Love University e a dare i messaggi di sempre.

Eugenia Conti

INTERVIEW WITH NANDU POPU / "Sta tornu sarà il nono album dei Sud Sound System"

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“SSSta tornu”: dove le tre esse che stanno tornando rappresentano quel trio salentino che da venti anni fa “presciare” la capu, lu core e lu corpu di moltissimi “vagnoni” e “piccinne” a colpi di raggamuffin dai messaggi forti. I Sud Sound System sono tornati. Il tanto atteso nono cd ufficiale: “Sta tornu”, composto da 19 tracce dallo stile dancehall con contaminazioni hip hop, dubstep, funk, rhythm & blues e che vanta addirittura collaborazioni con Capleton, nome mondiale della musica reggae, e con i nuovi talenti di Kingston Dr Evil e Alozade, uscirà il prossimo 10 giugno nei migliori negozi di dischi e negli store digitali.

Oltre a regalare gioia e puro divertimento durante le dancehall, fenomeno importato dalla cultura musicale jamaicana, ovvero quando “ne sciamu a ballare” senza freni i freschi ritmi reggaeggianti, possibilmente “annanzi al mare”, ci hanno insegnato tante cose. Ad esempio come sia essenziale il legame con la natura e che “ne basta lu sule” o avere come doni “lu jentu” e “lu mare” per essere felici.

Ci hanno fatto riscoprire le “radici ca tenimu” come presupposto per rispettare anche “quiddhre de li Paisi luntani”, per dare più valore alla nostra cultura.

Ci hanno incitato a difendere la nostra terra da ogni male: “Questa è casa mia, terra mia, lu Salentu no, nuh se tocca” e ad analizzare, criticare, combattere il sistema.

“Maledetti politici e corrotti che avvelenano la terra mia”: Don Rico, Terron Fabio e Nandu Popu sono sempre scesi in campo in prima persona perché quei Sound System anti-system, che hanno il Sud nel cuore e nel loro nome d’arte, ritengono che sia questa la vera “mission” di un’artista.

Non a caso li abbiamo visti abbracciare tante battaglie: da quella di Brindisi, insieme ai “No al Carbone” contro l’Enel, a quella di Taranto, insieme al “Comitato dei Lavoratori Liberi e Pensanti” e ai ragazzi di “Ammazza che Piazza” contro l’Ilva e per la riqualificazione della città. Hanno affiancato i GreenPeace e i NoTap e soprattutto hanno denunciato. Nandu Popu poi col suo libro “Salento fuoco e fumo” ha girato le scuole, le librerie, le piazze per svelare a tutti gli sporchi affari delle ecomafie, per spiegare come sia necessario lottare per il Sud e non limitarsi ad emigrare.

 

Del resto i loro live sono diventati momenti di rivendicazione e verità: per la liberazione del Meridione, per il superamento delle differenze tra le due Italie, per la bonifica dei territori inquinati, da Taranto alla Terra dei Fuochi. Oggi gli ambasciatori del reggae made in Salento sono pronti per far conoscere a tutti il nuovo progetto discografico, “Sta tornu”. Ne parliamo in anteprima per voi con Nandu Popu.

Nandu, perché “Sta tornu”?

“Sta tornu” perché stanno tornando i Sud con un nuovo disco dopo quattro anni, ma soprattutto perché sta tornando il Sud e la sua coscienza di popolo. Secondo noi il capitalismo occidentale dell’area Nord del mondo, compreso quello del Settentrione d’Italia, sta fallendo. Perché questo avvenga del tutto bisogna riprendere abitudini e tradizioni proprie della nostra terra: ad esempio riappropriarci delle campagne abbandonate. Questo non significa che dobbiamo impugnare di nuovo tutti le zappe perché ormai i tempi sono cambiati, abbiamo mezzi per aiutarci come i computer, le tecnologie, i trattori, ma semplicemente che dobbiamo riprenderci quei terreni ed applicare la scienza. Per farlo è necessario prima la bonifica totale del territorio visto come è stato ridotto. Quindi, “Sta tornu”: più che un ritorno alle origini, la continuazione di un lungo percorso.

I temi sono soprattutto quelli dell’impegno o non solo, Nandu? Il vostro target di riferimento restano soprattutto i giovani?

Premesso che il nostro percorso è sempre lo stesso di venti, dieci o quattro anni fa e “ne basta lu sule”, oggi come ieri, ai giovani vogliamo dire di costruirsi un mondo nuovo. Non è affatto vero che i ragazzi non hanno futuro come vogliono far credere le istituzioni. Anzi dalla crisi nasceranno occasioni migliori di quelle che abbiamo avuto fino ad oggi. C’è più consapevolezza in questo momento storico. Ad esempio dopo l’esperienza dell’Ilva di certo non manderemo più i nostri figli a morire la dentro ossessionati dal posto fisso, ne’ ci schiavizzeremo ancora per il politico o l’imprenditore. C’è aria di cambiamento che bisogna incentivare. I ragazzi sono la vera speranza su cui puntare, a cui lasciare carta bianca perché sicuramente svolgeranno un ottimo lavoro. Basti pensare ai ragazzi di “Ammazza che piazza” di Taranto che hanno creato una vera e propria avanguardia culturale consistente nel rivestire la propria città di bellezza. E così hanno bruciato l’Ilva, i Riva, i sindacati, il sindaco, il primo ministro. Hanno bruciato tutti come se li avessero infilati dritti nell’altoforno di quella fabbrica della morte! Dobbiamo emularli, creare intorno a questo modello una nuova società dove i cittadini si occupano attivamente di ogni problematica e di far valere i propri diritti, senza aspettare ed illudersi con le promesse del politico di turno. Occorre scendere in piazza per “pulirla” o presidiarla con la presenza umana e fisica, non soltanto con le parole. E noi Sud Sound System sorreggiamo con ogni mezzo questa mentalità.

Cosa ci anticipate sui brani di “Sta tornu”? Quale è la vera essenza del vostro nono disco?

Non ci dimentichiamo che siamo nipoti dei tarantati. Per noi l’essenza del disco sta nel supportare le istanze in cui crediamo attraverso la musica che è ”La megghiu medicina”, la risposta ad ogni male. Di certo la sua funzione non è quella di crescere degli “stronzetti” che andranno a partecipare a ridicoli talent show in televisione. Le tematiche del disco sono sempre in perfetto stile Sud Sound System: dalla società, all’ambiente, alla rabbia dei giovani che vogliono un lavoro, presenti in brani come “Roja”, un inno d’amore in spagnolo per la nostra Terra venduta a bassissimo prezzo e “Nazione strana”, una critica verso l’Italia che cela atti mafiosi, imbrogli e che accentua sempre più le disparità fra Nord e Sud.

Fumo nell’anima, uno dei brani del disco, si riferisce all’Ilva?

Non solo. In “Fumo Nell’Anima” col fumo non si intende soltanto quello di fabbriche killer come l’Ilva di Taranto, ma anche il fumo delle falsità propinateci quotidianamente e che annebbiano la mente in modo da impedirci di conoscere la verità.

Come difendersi da tutto questo?

Con l’amore, la gioia e la voglia di ripartire. Non a caso la maggior parte dei brani sono con accordi in maggiore, quasi a rappresentare la colonna sonora di chi si sente positivo e vuole avere un ruolo attivo. Su questa lunghezza d’onda nascono ad esempio “Do parole”, tipica ballata d’amore anni ’60 o la title-track, che racconta di una band che torna in scena cercando di portare al mondo le esperienze della sua gente. L’album, impreziosito dalle musiche della Bag a Riddim Band e dalla tromba di Cesare Dell’Anna, è per la maggior parte cantato in dialetto perché come sempre il salentino costituisce la nostra fortuna e la nostra spada. Non mancano però esperimenti in lingua straniera. Per il resto vi aspettiamo il 10 giugno!

Eugenia Conti